Un campo elettromagnetico e vibra il telefono.
Pigliamo Roberto. Teresa_1 arriva in macchina. Abbandoniamo la mia carriola e si va.
A Cinema. Di corsa. Rigorosamente multisala.
Una chiamata nel parcheggio e mi trovo i biglietti già comprati.
Il mio è il posto "H-1", ovvero almeno 36-38 mt dallo schermo e sul lato a sinistra. Sono di sbieco.
Non si vede un cazzo.
Non avrei mai permesso al tale di vendermi quel biglietto di merda.
Convinto che stesse per cominciare "Hostel", mi sorprendo.
Me ne accorgo quando comincio a sentire la voce fuori campo. E quando in un film c'è la voce fuori campo al 90% è una merda.
Riconosco la voce del fratello raccomandato di Muccino, e capisco che è un film italiano e quindi la voce fuoricampo determina la qualità del film: UNA MERDA.
La voce fuori campo la usa il regista quando non sa mai come cazzo introdurre la storia, o come legarla, o come chiuderla. E non trova una canzone, o un'immagine... ma la voce fuori campo. Magari giovanile, un pò ribelle. Un pò... diversa.
Tempo 10 secondi e sento la parola "borghese". Lui. Muccino, è il povero proletario.
Un film che timidamente forse vorrebbe segnare un ritorno alle classi sociali in Italia.
M'illudevo.
Verdone. Le inquadrature a camera fissa. Zero colpi di scena. Tutto na' palla essaggerata!
Dialoghi pessimi . Continue ripetizioni di nomi. Cognomi. Situazioni stupide.
Finale scontato.
Zero inventiva. Simile a tutti gli ultimi film di Verdone. Come tutti i film di Vanzina. Come tutte le canzoni di Ligabue. Potresti non andare a vederli o non ascoltarli e sapere come fanno e come vanno a finire.
La pochezza becera dell'arte di tendenza italiana del nuovo millennio mi devasta.
Un giorno mi dedicherò al PRÉTAPORTÈR.
C'è l'acqua LETE, la BIRRA MORETTI, le MARLBORO, la VODAFONE, il THINKPAD, l'I-POD.
Giuliano Urbani è un porco. Una legge che in 4 righe ha tagliato i finanziamenti ai film ed alla cultura, ha abrogato l'inammissibilità della pubblicità occulta dichiarando "vandali clandestini" gli scaricatori di film da internet ponendo la reclusione fino a 3 anni ed ammende fino a 300milioni.
Alzo gli occhi, umiliati e mortificati, allo schermo. La schifezza del film è un dato oggettivo.
Dopo il film sono più depresso. Per festeggiare l'evento la comitiva decide di andare in un "Jazz Club".
I Jazz Club sono dei posti esclusivi. Esclusivamente una merda perchè non si vede un cazzo. Buio pesto timidamente New Age con candele fioche sparse ogniddove. Persino sulla tazza del cesso. E io ci piscio dentro. Ma niente. Non si spegne.
I camerieri con gli orecchini e davanti, il palco degli esibizionisti.
Generalmente ci stanno al massimo 10-11 gli spettatori, e quando entri ti accorgi che non dovevi immergerti in quel posto contornato da timide gesta di DESAIGN postcontemporaneo.
Il conto dei CLUB ESCLUSIVI è ESCLUSIVO.
I gestori contornano le pietanze e la cattiva birra con numeri stratosferici, perchè ti fanno sentire IL GIAS.
Nel loro locale ascolti IL GIAS.
Le trombe sfiatate sono GIAS, ed anche i sassofoni.
I batteristi ridicoli e il basso a 45 corde sono GIAS.
È GIAS la pochezza della strumetazione del batterista.
È GIAS la luce di riflettori da teatro che illumina il cantante.
È GIAS lo slap.
È GIAS quello con la giacchetta fuori che, se sei vestito male, ti scruta con occhi cattivi lasciando intendere il cattivo gradimento del tuo maldestro ingresso.
Tutto è GIAS.
Il cazzo che si caca dopo 13 minuti è GIAS.
Mi sento GIAS anch'io e mi autocaco il cazzo. Usciamo.
Ho speso in tutto €24. Muccino e il GIAS.
Non ho comprato l'ultimo CD di Capossela che costava €18.50.
Non ho comprato l'ultimo libro di una giapponese dal titolo "INSTALL".
Mi sono negato per l'ennesima volta la versione di MACBETH tradotta da Lombardi, Feltrinelli, €8.
Ho saltato Ascanio Celestini, e pure Emma Dante.
In una sola botta €24.
Per vedere cinematografia democraticamente condivisibile gentilmente offerta dalle multinazionali.
€24 per mettere il GAS.
Per ascoltare il GIAS.
Per cacarmi il CAS.
M'hanno davvero preso tutto.
Mi hanno preso tutto...
M'addormento pensando se esiste poi davvero la "Fata delle Nevi" a Latina, dove la neve non fa dal '73.
M'addormento pensando che i treni costano troppo e allora resto a casa.
Che il cinema costa troppo, e allora non ci vado.
Che i libri sono aumentati del 13% a gennaio, e allora non li compro.
Che un CD costa 20 euro minimo, e allora evito.
Che una puttana negra costa €8 esentasse.
In queste sere così devio il percorso del rientro.
E contratto un pompino extra.
Mi acalo la vrachetta.
E chiavo.
E sburro anch'io su questa cultura di merda.
W i francesi.
- Oh, ma perchè non mi chiamo a casa.Arrivo in ritardo, per insulso spirito di ribellione.
- così...
- (consumiamo... consumiamo...)
- Usciamo, andiamo a bere qualcosa?
- Guarda, se devo buttare €5 per una birra squallida preferisco il cinema.
- Ok. Andata. Chiami Teresa_2? Avvisi Pietro?
- No ja, Non chiamo nessuno. stè comitive... Non ce la faccio.
- Ok. Alle 20.00 da me. Non fare tardi come sempre.
Pigliamo Roberto. Teresa_1 arriva in macchina. Abbandoniamo la mia carriola e si va.
A Cinema. Di corsa. Rigorosamente multisala.
Una chiamata nel parcheggio e mi trovo i biglietti già comprati.
Il mio è il posto "H-1", ovvero almeno 36-38 mt dallo schermo e sul lato a sinistra. Sono di sbieco.
Non si vede un cazzo.
Non avrei mai permesso al tale di vendermi quel biglietto di merda.
Convinto che stesse per cominciare "Hostel", mi sorprendo.
- Dove sono?È l'ultimo grandioso capolavoro di Verdone.
Me ne accorgo quando comincio a sentire la voce fuori campo. E quando in un film c'è la voce fuori campo al 90% è una merda.
Riconosco la voce del fratello raccomandato di Muccino, e capisco che è un film italiano e quindi la voce fuoricampo determina la qualità del film: UNA MERDA.
La voce fuori campo la usa il regista quando non sa mai come cazzo introdurre la storia, o come legarla, o come chiuderla. E non trova una canzone, o un'immagine... ma la voce fuori campo. Magari giovanile, un pò ribelle. Un pò... diversa.
Tempo 10 secondi e sento la parola "borghese". Lui. Muccino, è il povero proletario.
Un film che timidamente forse vorrebbe segnare un ritorno alle classi sociali in Italia.
M'illudevo.
Verdone. Le inquadrature a camera fissa. Zero colpi di scena. Tutto na' palla essaggerata!
Dialoghi pessimi . Continue ripetizioni di nomi. Cognomi. Situazioni stupide.
Finale scontato.
Zero inventiva. Simile a tutti gli ultimi film di Verdone. Come tutti i film di Vanzina. Come tutte le canzoni di Ligabue. Potresti non andare a vederli o non ascoltarli e sapere come fanno e come vanno a finire.
La pochezza becera dell'arte di tendenza italiana del nuovo millennio mi devasta.
Un giorno mi dedicherò al PRÉTAPORTÈR.
- Ma perché Verdone non leva mano e la smette di insozzarsi dopo i primi apprezzabili lavori? No. Come Pippo Baudo e Al Bano. A' stessa fin j mmerd.Il film, intanto, si snoda in un'illustrazione continua e diabolica di marche di prodotti di note multinazionali.
C'è l'acqua LETE, la BIRRA MORETTI, le MARLBORO, la VODAFONE, il THINKPAD, l'I-POD.
Giuliano Urbani è un porco. Una legge che in 4 righe ha tagliato i finanziamenti ai film ed alla cultura, ha abrogato l'inammissibilità della pubblicità occulta dichiarando "vandali clandestini" gli scaricatori di film da internet ponendo la reclusione fino a 3 anni ed ammende fino a 300milioni.
Alzo gli occhi, umiliati e mortificati, allo schermo. La schifezza del film è un dato oggettivo.
Dopo il film sono più depresso. Per festeggiare l'evento la comitiva decide di andare in un "Jazz Club".
I Jazz Club sono dei posti esclusivi. Esclusivamente una merda perchè non si vede un cazzo. Buio pesto timidamente New Age con candele fioche sparse ogniddove. Persino sulla tazza del cesso. E io ci piscio dentro. Ma niente. Non si spegne.
I camerieri con gli orecchini e davanti, il palco degli esibizionisti.
Generalmente ci stanno al massimo 10-11 gli spettatori, e quando entri ti accorgi che non dovevi immergerti in quel posto contornato da timide gesta di DESAIGN postcontemporaneo.
Il conto dei CLUB ESCLUSIVI è ESCLUSIVO.
I gestori contornano le pietanze e la cattiva birra con numeri stratosferici, perchè ti fanno sentire IL GIAS.
Nel loro locale ascolti IL GIAS.
Le trombe sfiatate sono GIAS, ed anche i sassofoni.
I batteristi ridicoli e il basso a 45 corde sono GIAS.
È GIAS la pochezza della strumetazione del batterista.
È GIAS la luce di riflettori da teatro che illumina il cantante.
È GIAS lo slap.
È GIAS quello con la giacchetta fuori che, se sei vestito male, ti scruta con occhi cattivi lasciando intendere il cattivo gradimento del tuo maldestro ingresso.
Tutto è GIAS.
Il cazzo che si caca dopo 13 minuti è GIAS.
Mi sento GIAS anch'io e mi autocaco il cazzo. Usciamo.
Ho speso in tutto €24. Muccino e il GIAS.
Non ho comprato l'ultimo CD di Capossela che costava €18.50.
Non ho comprato l'ultimo libro di una giapponese dal titolo "INSTALL".
Mi sono negato per l'ennesima volta la versione di MACBETH tradotta da Lombardi, Feltrinelli, €8.
Ho saltato Ascanio Celestini, e pure Emma Dante.
In una sola botta €24.
Per vedere cinematografia democraticamente condivisibile gentilmente offerta dalle multinazionali.
€24 per mettere il GAS.
Per ascoltare il GIAS.
Per cacarmi il CAS.
M'hanno davvero preso tutto.
Mi hanno preso tutto...
M'addormento pensando se esiste poi davvero la "Fata delle Nevi" a Latina, dove la neve non fa dal '73.
M'addormento pensando che i treni costano troppo e allora resto a casa.
Che il cinema costa troppo, e allora non ci vado.
Che i libri sono aumentati del 13% a gennaio, e allora non li compro.
Che un CD costa 20 euro minimo, e allora evito.
Che una puttana negra costa €8 esentasse.
In queste sere così devio il percorso del rientro.
E contratto un pompino extra.
Mi acalo la vrachetta.
E chiavo.
E sburro anch'io su questa cultura di merda.
W i francesi.