30.7.05

giorno VIII: dove non osano le mosche


Squilla la sveglia.
La prima dopo molti giorni.
Sgusciamo come marruche da dentro i sacchi a pelo con le schiene scassate di una notte sana sui vricci.

Siamo ancora evidentemente sbronzi.
Che notte l'ultima notte.
Beviamo un litro di succo di frutta al sapore di "pescion fruit".
Non si trova più un succo a pera, a mela, a pesca o albicocca. Oggi trovi solo stè strunzate tropicali "papaya", "mango", "pescion fruit", "alabama"... ma chi cazzo l'ha mai visti sti' cosi? Ma come li fanno? Sanno di broro di purpo. Boh!

Ingurgitiamo in silenzio 1 dm^3 di merda liquida tropicale colorata ed energetica al gusto di qualcosa.
Entriamo nel primo bar.
La cameriera è alta. Bionda.Occhi marroni.Gonfissima. Tette, culo e labbra incantevoli.
A momenti mi innamoravo, ma ero andato lì per un caffè.

-Che prendete?
- prendo quello che prende lui.

- due caffè.

- due caffè anche a me.
ride e mi fa l'occhiolino.

-Giovà m'ha fatto l'occhiolino. Mò la incastro nella machinetta.
- Si nu puorco!

Cominciamo a bere i caffè con calma. Caldi. Buoni.
Io sono a sinistra e poggio al bancone il mio gomito sinistro.
Gianni è a destra poggiando al bancone il suo gomito destro.
La barista è al centro. Dietro il nostro inizio di calvizie. Dietro il bancone.

Le casse dello stereo sono a manetta.
Da dentro i pezzi di legno disposti agli angoli spunta di colpo la donna cannone.
De Gregori grida.

"...E con le mani amore
per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti portero`... "

Di fronte a noi tutti una finestra sporca con le tendine che contornano un mare lontano.
Un vaso di geranei poveri ma fioriti.
Le nostre retine pongono a fuoco l'infinito a mirare quel quadro indecifrabile.
E' il nostro giorno.

"E non avrò paura
se non sarò bella come vuoi tu
ma voleremo in cielo in carne e ossaaa
non torneremo più
u uuu uuu uuuuuuuuuuuuuuu u uuu uuu.
E senza fame senza seteeeeeee
e senza ali senza reteeeeeeee
voleremo viaaaaaaa
".

Giriamo la chiave.
Parte il motore e l'aria condizionata.
Ci fermiamo in una campagna.
Scaliamo un monte.
Su. Fin sopra la scogliera.
Altissimi.
Nudi.
Il vento sul petto. Intorno al pesce.
-Le vespe e le mosche quì non arriveranno mai
-E' vero cumpà.

una mosca mi si posa sul piede.
-vafancul a mammeta! Stronza.

Decido di ammazzarla.
Ovviamente non ci riesco.

Ci guardiamo negli occhi io e Giannuzzo.
Ci maniamo il pesce.
Il glande. Lo scroto.
Le mani fetono abbastanza.
Ci guardiamo negli occhi e ce le stringiamo.
Le mani.
Il patto.
Siamo "frati di pesce".

Le nostre ombre si proiettano nel mare blu giù.
In fondo. Le onde sbattono e si schiattano in faccia alle rocce e la schiuma esce dalla sua bocca che urla grida di libertà.

Chiudiamo gli occhi e ci lanciamo giù.
In fondo.
Tocchiamo l'acqua.
Le rocce.
Le nostre mani toccano il fondo, la gola:
l'intestino di questo viaggio salato.

Torniamo a casa.
On_the_road.