28.3.06

Ansia

ANSA: Il papa incorona la Madonna di Gerusalemme
Ci sono così tante Maronne che quando decido di jastemmare, perdo 27 minuti solo a decidere.
Poi demordo.

20.3.06

W i francesi

Un campo elettromagnetico e vibra il telefono.
- Oh, ma perchè non mi chiamo a casa.
- così...
- (consumiamo... consumiamo...)
- Usciamo, andiamo a bere qualcosa?
- Guarda, se devo buttare €5 per una birra squallida preferisco il cinema.
- Ok. Andata. Chiami Teresa_2? Avvisi Pietro?
- No ja, Non chiamo nessuno. stè comitive... Non ce la faccio.
- Ok. Alle 20.00 da me. Non fare tardi come sempre.
Arrivo in ritardo, per insulso spirito di ribellione.
Pigliamo Roberto. Teresa_1 arriva in macchina. Abbandoniamo la mia carriola e si va.
A Cinema. Di corsa. Rigorosamente multisala.

Una chiamata nel parcheggio e mi trovo i biglietti già comprati.
Il mio è il posto "H-1", ovvero almeno 36-38 mt dallo schermo e sul lato a sinistra. Sono di sbieco.
Non si vede un cazzo.
Non avrei mai permesso al tale di vendermi quel biglietto di merda.

Convinto che stesse per cominciare "Hostel", mi sorprendo.
- Dove sono?
È l'ultimo grandioso capolavoro di Verdone.
Me ne accorgo quando comincio a sentire la voce fuori campo. E quando in un film c'è la voce fuori campo al 90% è una merda.
Riconosco la voce del fratello raccomandato di Muccino, e capisco che è un film italiano e quindi la voce fuoricampo determina la qualità del film: UNA MERDA.
La voce fuori campo la usa il regista quando non sa mai come cazzo introdurre la storia, o come legarla, o come chiuderla. E non trova una canzone, o un'immagine... ma la voce fuori campo. Magari giovanile, un pò ribelle. Un pò... diversa.

Tempo 10 secondi e sento la parola "borghese". Lui. Muccino, è il povero proletario.
Un film che timidamente forse vorrebbe segnare un ritorno alle classi sociali in Italia.
M'illudevo.
Verdone. Le inquadrature a camera fissa. Zero colpi di scena. Tutto na' palla essaggerata!
Dialoghi pessimi . Continue ripetizioni di nomi. Cognomi. Situazioni stupide.
Finale scontato.
Zero inventiva. Simile a tutti gli ultimi film di Verdone. Come tutti i film di Vanzina. Come tutte le canzoni di Ligabue. Potresti non andare a vederli o non ascoltarli e sapere come fanno e come vanno a finire.

La pochezza becera dell'arte di tendenza italiana del nuovo millennio mi devasta.
Un giorno mi dedicherò al PRÉTAPORTÈR.
- Ma perché Verdone non leva mano e la smette di insozzarsi dopo i primi apprezzabili lavori? No. Come Pippo Baudo e Al Bano. A' stessa fin j mmerd.
Il film, intanto, si snoda in un'illustrazione continua e diabolica di marche di prodotti di note multinazionali.
C'è l'acqua LETE, la BIRRA MORETTI, le MARLBORO, la VODAFONE, il THINKPAD, l'I-POD.
Giuliano Urbani è un porco. Una legge che in 4 righe ha tagliato i finanziamenti ai film ed alla cultura, ha abrogato l'inammissibilità della pubblicità occulta dichiarando "vandali clandestini" gli scaricatori di film da internet ponendo la reclusione fino a 3 anni ed ammende fino a 300milioni.
Alzo gli occhi, umiliati e mortificati, allo schermo. La schifezza del film è un dato oggettivo.

Dopo il film sono più depresso. Per festeggiare l'evento la comitiva decide di andare in un "Jazz Club".
I Jazz Club sono dei posti esclusivi. Esclusivamente una merda perchè non si vede un cazzo. Buio pesto timidamente New Age con candele fioche sparse ogniddove. Persino sulla tazza del cesso. E io ci piscio dentro. Ma niente. Non si spegne.
I camerieri con gli orecchini e davanti, il palco degli esibizionisti.

Generalmente ci stanno al massimo 10-11 gli spettatori, e quando entri ti accorgi che non dovevi immergerti in quel posto contornato da timide gesta di DESAIGN postcontemporaneo.

Il conto dei CLUB ESCLUSIVI è ESCLUSIVO.
I gestori contornano le pietanze e la cattiva birra con numeri stratosferici, perchè ti fanno sentire IL GIAS.
Nel loro locale ascolti IL GIAS.
Le trombe sfiatate sono GIAS, ed anche i sassofoni.
I batteristi ridicoli e il basso a 45 corde sono GIAS.
È GIAS la pochezza della strumetazione del batterista.
È GIAS la luce di riflettori da teatro che illumina il cantante.
È GIAS lo slap.
È GIAS quello con la giacchetta fuori che, se sei vestito male, ti scruta con occhi cattivi lasciando intendere il cattivo gradimento del tuo maldestro ingresso.

Tutto è GIAS.
Il cazzo che si caca dopo 13 minuti è GIAS.
Mi sento GIAS anch'io e mi autocaco il cazzo. Usciamo.

Ho speso in tutto €24. Muccino e il GIAS.
Non ho comprato l'ultimo CD di Capossela che costava €18.50.
Non ho comprato l'ultimo libro di una giapponese dal titolo "INSTALL".
Mi sono negato per l'ennesima volta la versione di MACBETH tradotta da Lombardi, Feltrinelli, €8.
Ho saltato Ascanio Celestini, e pure Emma Dante.

In una sola botta €24.
Per vedere cinematografia democraticamente condivisibile gentilmente offerta dalle multinazionali.
€24 per mettere il GAS.
Per ascoltare il GIAS.
Per cacarmi il CAS.

M'hanno davvero preso tutto.
Mi hanno preso tutto...

M'addormento pensando se esiste poi davvero la "Fata delle Nevi" a Latina, dove la neve non fa dal '73.
M'addormento pensando che i treni costano troppo e allora resto a casa.
Che il cinema costa troppo, e allora non ci vado.
Che i libri sono aumentati del 13% a gennaio, e allora non li compro.
Che un CD costa 20 euro minimo, e allora evito.

Che una puttana negra costa €8 esentasse.
In queste sere così devio il percorso del rientro.
E contratto un pompino extra.
Mi acalo la vrachetta.
E chiavo.
E sburro anch'io su questa cultura di merda.

W i francesi.

14.3.06

Time


Joshua, solidale col pianeta Terra, ruotava con esso percorrendo un'insolita perenne orbita ellittica osservando, ingenuamente, il sole cambiar posizione nell'arcata celeste.
I grilli, in background musicale stile "Sanremo anni '50", accompagnavano la vita frenetica occidentale di uomini e donne che intanto producevano, si riproducevano e campavano asserendo di perder tempo ogniqualvolta le loro azioni non davano profitto economico a breve/medio/lungo termine.
Nel pallore roseo di quel tramonto, Joshua distraeva la mente guardando Henry:
- Henry, Henry... Il tempo. I giorni, le ore. I minuti, i secondi... un attimo. Un momento. Un momento... cos'è un momento Henry? ...Cos'è un momento...?

- Joshua, Joshua... il prodotto vettoriale di una distanza per una forza.

6.3.06

Colloqui coi genitori

-"Buongiorno professoressa. Sono la mamma di Giacobbe".
-"Aaaahhhhh!!! Giacobbe. Giacobbe, Giacobbe..."
Giacobbe ha la nuca rivolta al soffitto mentre cogl'occhi scruta piste probabili tra le incavature delle mattonelle.
-"...Giacobbe... Giacobbe è bravino, ma potrebbe fare di più."
Giacobbe si gratta le palle proprio mentre arriva Francesca, con la mamma.
-"Aaaaahhhh! Francesca. Francesca, Francesca... Brillante Francesca!"

5.3.06

Doroty

A. era laureata in lingue. Quattro mesi.
C. in lettere moderne, la vedevo da 1 anno e mezzo.
J. invece era la mia femmina ufficiale.
Tutte laureate. Minimo 105, sennò non me le chiavavo.
A. partecipò a un concorso truccato per l'insegnamento a Santa Maria,
ma siccome lei non aveva il trucco arrivò tremiliardesima. Ne fece un altro a Modena ed entrò al comune. Ora fa i conti alla provincia.
C. era un mezzo cesso, ma bella colta e preparata. Eppoi certe mani... cercava lavoro, ma l'abbandonarono un giorno in mezzo a un via di Gricignano: un sottosviluppato sobborgo dell'agro aversano. La cosa più cara di tutto quanto gli dissero il suo primo giorno di lavoro come venditrice di aspirapolveri porta a porta fu:
" Ma li fai i bucchini col culo?! "
Ben presto C. si trasferì a Prato. In un call center dove oggi dice almeno 147 volte al giorno:
" Salve! Sono C., in cosa posso esserle utile?! "
Anche la domenica quando capita, e la risposta più intraprendente è quella di un utente vodafon che blatera con sibilo in re minore:
" Ma li fai i bucchini col culo?! "
C. sorride e beve tutto. Tranne qualcosa.
J. invece, disse che mi amava. Di lì a poco sposò R. che faceva il pompiere. Andorono a vivere a Trento, posto dove trimestralmente mi recavo per esaudire la sua passione: i bucchini col culo.. Il marito aveva troppo da fare cogli incendi e la gente che sbatte a duecento allora.
Ma può mai essere che io mò, per mezzo dei politici , per chiavare come prima devo cacciare almeno €100 al mese per andare al nord?
Pensai, e fu così che fittai una cameriera rumena per €5 allora esentasse. 2 ore al dì. 10 giorni al mese.
Chiavo di più. La mia stanza è pulita. Brindo al capitalismo e spedisco mensilmente le foto del culo di Doroty alla sede centrale di trenitalia con sopra la scritta coll'uniposca rosso:
" BISNESS CLASS"