15.8.08

noidue




Ti ho amato
fino a piangere di nascosto
guardando le mani ficcarmisi'n gola
e strappare una ad una
ogni vena
per quanto desiderio mi consumasse.

Ho bramato la tua carne nelle sere di ottobre
nei giorni di novembre
nel ghiaccio di dicembre
nel vento di gennaio
nelle lame di febbraio
nel polline di marzo
nella tiepidità degli aprili
nei maggi che strizzavano vasi sanguigni
nei lugli della postadolescenza e della giovinezza
negli agosti dei nostri lunghi viaggi, dei tuoi onomastici.

Nei settembri profumati di libri ho cercato il non confine
dei nostri corpi
bagnati delle nostre lacrime.

Ed ora che mi sento diverso
mi vedo cosumato.
E mi sento morto.

13.8.08

tredici agosto

I precari sono il tappabuchi di quelli che hanno il posto fisso nelle Poste Italiane.
Appena si chiede un giorno di ferie, il branco a tempo indeterminato assale i precari senza futuro con battutine amichevoli e di finto spirito. Accorpandola a qualche risata fintoironica.

Vergognosa guerra tra morti di fame che si pisciano addosso per mettere il culo nell'acqua al ponte di ferragosto.
E le mogli brontolone sono un fardello troppo grande anche per loro.

7.8.08


Faccio il postino e mi sveglio alle 6:13 minuti. Non ho mai capito da cosa nasce l'esigenza di mettere minuti insignificanti all'ora del risveglio. Generalmente dispari. Generalmente lontani dall'arrotondamento ai multipli di 5. Se un numero primo è meglio.
Mera, ingiustificata follia.

Mi reco in posta e deliro, insieme ad un manipolo di scalmanati tutti rigorosamente meridionali. L'Italia del nord vive sui cittadini del Sud. Ma non lo sa e, a torto, li detesta,

Il giro è sempre il solito e la gente sgorbutica, ma Giuseppe.
Giuseppe Golini mi aspetta tutte le mattine.
Tra le 10:30 e le 11:20 lui mi aspetta affacciato al balcone e finge di accudire i gerani arancioni, in fiore in questi giorni di agosto.

Giuseppe appena mi vede si sbraccia e scende ai piedi della scala D di Via Tito Speri numero 2.
Ha gli occhiali a lenti progressive, la stessa camicia a mezze maniche bianco ghiaccio annodata sotto l'ombelico che lo fa bullo degli anni 50. I pantaloncini sono beige e le pantofole marroni stanno annodate a doppio nastro incrociato sopra al piede.

Ogni volta che scende ridiamo per 5 minuti. Quando ho tempo 7. Mi toglie la posta dalle mani e la mette nel casellario sotto la mia inutile supervisione.

Giuseppe aspetta ogni giorno che io arrivi. Sono il suo unico amico e la moglie lo guarda intenerito dal balcone. Le donne stanno sempre sulle loro.

Ma Giuseppe scende. E ridiamo. Ed io lo sfotto.
Gli dico che la sera la deve smettere di andare a fare gli spoglierelli ed anadare a femmine e tirarsi la troca. Lui ride. E pure io.

Quand'è il momento che me ne vado mi stringe la mano come se la stringono due amici adolescenti e risale. Ed aspetta il giorno dopo.

Io sono felice di fare il postino quando so che Giuseppe mi aspetta.

6.8.08

PorTa(Z)lettere


La signora incarognita del 67 urlava con la bava alla bocca. Roteava le braccia in aria ed aveva chiamato da due giorni il direttore delle poste per lamentarsi.

Intavolò un processo davanti al casellario anonimo all'ombra delle scale. Si costituì parte civile e mi accusò di suonare campanelli senza sufficiente scrupolo e senza spirito si speranzosa attesa.
Nonostante lei fosse stata in casa tutto il giorno io non le avevo bussato
- Le lascio il mio numero. La prossima volta che sarà sola tutto il giorno mi chiama.

La signora incarognita del 67 urlava con la bava alla bocca. Roteava le braccia.
Perché la vita ci aveva fottuti.
Tutti e due.