8.10.09

Epilogo


Ho concluso un libro di racconti.
Ed uno di poesie.

Non credo verranno mai pubblicate.
Chi ne vorrà copia fotocopiata gliela spedirò.

L'esperienza di questo blog è conclusa.
Ne aprirò un altro per altri esperimenti. Forse.

Adesso ho altre cose da fare.
Grazie per avermi letto.

Scrivetemi pure.

E siccome lo scrittore è servo di chi legge, vi lascio. Per ora.

Vostro
TaZ.

27.9.09

A te ti


A te ti metterei nuda. Strappandoti il vestito di lino di dosso con la forza delle mie braccia.
Ti lascerei con addosso i tacchi alti e il rossetto rosso.

A te ti tirerei uno schiaffo in faccia. Forte. Per fartela arrossire.

Fissandoti negl'occhi spremerei la bottiglia dell'olio. Per lasciartelo colare addosso dalla spalla destra.

E i tuoi occhi mi fisseranno mentre l'olio ti scorrerà sulla schiena, tra i seni, sui glutei gocciolando. Fino a terra.

A te con le mani mie ti spalmerei il corpo.

Ti terrei la nuca e, presati in braccio, ti distenderei sul letto.
Sul letto vuoto e coperto di uno straccio di lino.

E tu adagiata d'obliquo sulla punta del letto , volgerai con esso la pelle sudicia alla finestra.

Aprirei gli scuri di legno grosso e lascerei entrare il vento.
Lascerei gonfiare le tende.
Aprirei la bottiglia del Jack Daniel's e, seduto in un angolo in penombra, ti guardere godere al vento.
Ti guarderei fonderti con l'aria e il lino.
E chiuderei a tratti gli occhi per sentire come Dio spira vita dai tuoi seni.

E poi. Me ne andrei.
Tirandoti i capelli. Lì. Sul letto.
Prima di andarmene per sempre.

---
Foto di Elmuth Newton

Sally - F. De André

19.9.09

Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
V. Cardarelli

17.9.09

Kabul -6 morti (cattiverie satiriche)

  • In Afganistan ci sono così tanti attentati che nel 2010 il numero di morti in battaglia supererà, per la prima volta, quello dei morti per overdose.
  • Strage a Kabul. Marchionne "Siamo addolorati. Avevamo già preparato le Alfa 147."
  • Per gli eroi della 147, un monumento a Mirafiori.

18.8.09

X.08.09


A via Nerudova
Sopra i tetti di Praga.
Sopra ogni guglia
di questo nordest europeo
il violinista
muto
stecca un pezzo di Hendel.

Per 22 corone combina un concetto
con le mani
circolare
intorno al mio cappello.

Per senza niente
mi porto qui
la tua faccia addosso.

Per 22 corone
morirei di bellezza
a via Nerudova.

14.8.09

Praga


E allora mi domando per quanto ancora i bimbi boemi vorranno ancora guardare i cartoni animati della talpa invece che quelli americani o giapponesi. [...]
Dubček direbbe che poteva andare diversamente. Che almeno lui ha fatto in tempo a vedere la differenza , a volte astratta, tra un regime imposto con i carri armati ed uno imposto più sottilmente col dollaro, il marco. L'euro.
I tedeschi si sono comprati perfino la Skoda: La fabbrica.
Come souvenir ho portato 30 confezioni di wafer Tatranky. Pacchetti tipo Loaker ma molto più buoni. Solo dopo qualche giorno ho notato un marchio un po' nascosto: Danone. Danone.
C'hanno davvero preso tutto! C'hanno preso tutto.

28.7.09

Milano (sprazzo lieve)

Milano è una fogna agghingherata.
Una vecchia troia vestita bene che si fa chiamare escort.
Milano è il posto dove per entrare devi pagare.
A Milano ti fanno fare milioni di colloqui per lavori che non esistono, gli annunci dei colloqui sono falsi. Servono a far fare qualcosa a giovani incompetenti più frustrati dei disoccupati dietro le gioffe e le gonnelline. Sapeste quando si danno i toni da menager.
Un mio amico anarchico individualista da quando vive a Milano ha preso casa ai Navigli e ha fatto il master a pubblitalia. Adesso lui è convinto di essere in carriera e il suo disavanzo mensile è si e no 30 euro. E’ un cocopro vestito da fighetto. Ultimamente parlava che lui ed i suoi amici stanno strutturando una piccola massoneria per aiutarsi a vicenda.

A Milano non si vive. Si fagocita merda fino a trasformarla in energia.
A Milano si è tutti come i batteri.

Salvo poi trovare una sfigata da sposare e che la domenica porti AMMILANO. E tutta la settimana ci tornate per lavoro.

E poi si muore.
O si fa Milano o si muore.

Ma Castelvolturno, credetemi, non è molto male a confronto.

17.7.09

16 luglio

La sera Napoli
mi sembra che respira.
Come se metri cubi d'ossigeno
uscissero dai pori di tutto questo tufo giallo.

E il mare sta zitto tre minuti
a vedere il sole
che gli si scioglie dentro.

13.7.09

odg

Quella sera andai alla riunione del partito.
All'ordine del giorno c'era un'altra rivoluzione.
Mi sedetti. Circondato di mocassini.
E me ne andai.

9.7.09

Per perdere tempo

Ieri ho comprato il cavo per la lavatrice
oggi l'ho aggiustata
domani compro il detersivo
dopodomani lavo i panni
tra 3 giorni li stenderò
non li stirerò mai.
Un giorno li metterò.
Poi li sporcherò di nuovo.
La vita è fatta per perdere tempo.

27.6.09

Napolitano incontra Saviano

Oggi Napolitano ha ricevuto Saviano a Capri

N: Roberto
S: Presidente.
N: (di spalle alle finestre alte 3 metri con le mani unite dietro la schiena) Siediti.
S: (si siede)...
N: ...
S: ...
N: ...(si gira e lo guarda negli occhi. Rumore di passi in fondo) Finalmente! Roberto, il signor Letizia!

23.6.09

Napoli - 1

Le camicie.
Uno dei problemi di Napoli sono le camicie.
Il napoletano medio indossa delle camicie inguardabili.
Salvate Napoli.
Bloccate l'import/export di camicie. Aprite un gruppo su facebook. Indite un referendum.
Fate qualcosa. Cristo santo.

2.6.09

Cronistoria dell'emergenza di Palermo

  1. un delegato politico dello Spirito Santo istruisce gli spazzini in sogno
  2. un delegato finanziario mette nella tasca € 100 ad ogni spazzino
  3. gli spazzini palermitani cominciano la sceneggiata
  4. lo Spirito Santo invia San Guido da Roma a risolvere il problema.
  5. In 7 giorni non c'è più nessun problema.
  6. Il popolo tutto, in un rinnovato spirito, gioisce e le membra tutte in un solo vibrato esultano: Viva lo Re David!

19.5.09

Bergamo

"Le finestre della stanza mia
chiudono alle ottoemmezzo

In questo posto straniero
non parlo che con le mura
che neanche ascolto
inteso come sono
a toccarmi tra le cosce.

Il silenzio fuori
mangia il mio rumore.
Il silenzio dentro
non rompe questi vetri
e se ne sta lì
con la mosca.

E insieme cercano la libertà.
Eppure la vedono*."


*Quest'ultimo verso è liberamente ispirato all'incipit alla sezione di "poesie" di una rivista comparasa all'inizio degli anni 2000 dal titolo "Il Cavatappi" e con cui ho collaborato.

20.4.09

- E tu leggi?
- Io devo lavare i piatti, sparecchiare, cambiarmi, sedermi sul divano, bestemmiare, palpare le tette della signora solitudine, goderne. E andare a letto.

17.4.09

17 aprile

Sono entrato sicuro.
Ho comprato cose inutili.
Arrivo alla cassa. Bello come il sole. Poso lì sul nastro spesa e ormoni.
Le incerniero il mio sguardo negl'occhi.
E lei...
Lei allunga le sue deliziose, irresistibili mani e mi porge il catalogo aggiornato 2009 dei premi GS.

Da oggi con appena 2.435.349 punti + 5 euro potrò avere in regalo un tazzone da latte con topogiggio disegnato sopra.

Dio veglia su di me.

16.4.09

16 aprile 09

Oggi il papa compie 82 anni. Ben oltre l'aspettativa di vita di uomo europeo.

17.3.09

Segreteria

- Questa è la segreteria della Dott.ssa Zorzi, psicoterapeuta. Lasciate il nome e un contatto e sarete richiamati il prima possibile.
- Taz, tre tre... Alle dieci annanz e' pposte. Senza mutanda.

1.3.09

SOLO

di E.A. Poe

Fanciullo, io già non ero
come gli altri erano, né vedevo
come gli altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni, né mai,
da quella stessa, i miei aspri affanni.
Né il tripudio al mio cuore
io ridestavo in accordo con altri.
Tutto quello che amai, io l'amai da solo.

Allora, in quell'età, nell'alba
d'una procellosa vita, fu derivato
da ogni più oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m'avvince,
dai torrenti e dalle sorgenti,
dalla rossa roccia dei monti,
dal sole che d'intorno mi ruotava
nelle sue dorate tinte autunnali,
dal celeste baleno
che daccanto mi guizzava,
dal tuono e dalla tempesta
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
d'un demone alla mia vista.

20.2.09

Gelati

C'erano fidanzati che alle fidanzate non ci facevano comprare il calippo.
Quando lo sdoganarono fu un gesto di liberazione. Di autonomia.
Le sufragette urlavano per le strade con 2 calippi di cui 1 in mano.

2.2.09

02.02.2009

Un uomo solo davanti a un muro è un uomo solo.
Due uomini davanti a un muro sono una squadra di pittori
.

19.1.09

De Magistris: E’ il momento di resistere e di lottare

Fonte: MicroMega
L’altro giorno, in uno dei tanti viaggi tra Napoli e Catanzaro, ascoltavo la bellissima canzone di Francesco De Gregori e mi venivano in mente frammenti di storia scritti da magistrati della Repubblica italiana.
Pensavo al coraggio del Procuratore della Repubblica di Palermo, Gaetano Costa, che, da solo, si assunse la responsabilità di firmare degli ordini di cattura, al coraggio di Rosario Livatino ed Antonino Scopelliti che non piegarono la testa e decisero di esercitare il loro ruolo con rigore ed indipendenza, a quello di Paolo Borsellino che consapevole di quello che stava accadendo ai suoi danni cercava di fare presto per giungere alla verità e per comprendere anche le ragioni della morte di Giovanni Falcone e degli uomini della sua scorta.
Pensavo a quanta mafia istituzionale accompagna tanti eccidi accaduti negli ultimi trent’anni.
Pensavo a quello che sta accadendo in questi mesi in cui si consolidano nuove forme di “eliminazione” di magistrati che non si omologano al sistema criminale di gestione illegale del potere e che pretendono, con irriverente ostinazione, di adempiere a quel giuramento solenne prestato sui principi ed i precetti della Costituzione Repubblicana, nata dalla resistenza al fascismo.
Pensavo a quello che possono fare i singoli magistrati oggi per opporsi ad una deriva autoritaria che ha già modificato di fatto l’assetto costituzionale di questo Paese.
Pensavo a quello che può fare ogni cittadino di questa Repubblica per dimostrare che, forse, ormai, l’unico vero custode della Costituzione Repubblicana non può che essere il popolo, con tutti i suoi limiti.

In attesa di quel fresco profumo di libertà – del quale parla il mio amico Salvatore Borsellino e per il quale ci batteremo in ogni istante della nostra vita, in quella lotta per i diritti e per la giustizia che contraddistingue ancora persone che vivono nel nostro Paese – che ci farà comprendere quanto concreto sia il filo conduttore che accomuna i fatti più inquietanti della storia giudiziaria d’Italia degli ultimi 30 anni, non dobbiamo esimerci dall’evidenziare alcune brevi riflessioni.
In attesa dei progetti di riforma della giustizia (che mi pare trovano d’accordo quasi tutte le forze politiche) che sanciranno, sul piano formale, l’ulteriore mortificazione dei principi di autonomia ed indipendenza della magistratura, non si può non rilevare che i predetti principi – che rappresentano la ragione di questo mestiere che, senza indipendenza ed autonomia, è solo esercizio di funzioni serventi al potere costituito – sono stati e vengono mortificati proprio da chi dovrebbe svolgere le funzioni di garanzia e tutela di tali principi.

Dall’interno della Magistratura, in un cordone ombelicale sistemico di gestione anche occulta del potere, con la scusa magari di evitare riforme ritenute non gradite, si procede per colpire ed intimidire (anche con inusitata deprecabile violenza morale) chi, all’interno dell’ordine giudiziario, non si omologa, non intende appartenere a nessuno, non vuole assimilarsi alla gestione quieta del potere, ma rimane fedele ed osservante dei valori costituzionali di uguaglianza, libertà ed indipendenza che chi dovrebbe garantirne tutela – anche con il sistema dell’autogoverno – tende, in realtà, a voler governare, dall’interno, la magistratura rendendola, di fatto, prona ai desiderata dei manovratori del potere.

Ma non bisogna avere timore. La storia – ed ancora prima la conoscenza e la rappresentazione di fatti quando essi saranno pubblici – ci faranno capire ancor meglio di quanto tanti hanno già ben compreso, le vere ragioni poste a fondamento di prese di posizione anche di taluni magistrati (alcuni dei quali ritengono anche di svolgere una funzione di “rappresentanza”, in realtà, concretamente, insussistente).
Quello che rileva in questo momento e che mi pare importante è che, in attesa del fresco profumo di libertà, che spazzerà via alcuni protagonisti indecenti di questo periodo, ogni magistrato abbia un ruolo attivo, non si disorienti, diventi attore principale – nel suo piccolo ma nella grande “forza” di questo mestiere che richiede oneri prima ancora che onori – della salvaguardia dei valori costituzionali.

Ognuno di noi, chi ha deciso di fare questo lavoro con amore, passione e forte idealità, ha un luogo, interno alla propria coscienza, al proprio cuore ed alla propria mente, dal quale attingere forza e determinazione nei momenti bui. E’ questa l’ora delle risorse auree: se insieme sapremo esercitare le nostre funzioni in autonomia, libertà, indipendenza, senza paura di essere eliminati da intimidazioni istituzionali o da “clave” disciplinari utilizzate in violazione della Costituzione Repubblicana.
Per me, le riserve energetiche sono state e sono tuttora, soprattutto, le immagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche perché nei giorni delle stragi mafiose – con riferimento alle quali attendiamo verità e giustizia anche per le complicità sistemiche intranee alle Istituzioni – avevo appena consegnato gli scritti nel concorso in magistratura. Quando Antonino Caponnetto disse che tutto era finito, nel mio cuore ed in quello di molti altri magistrati è scattata una molla per dimostrare che non doveva essere così, che, invece, bisogna lottare e non mollare mai. Anche nella certezza di poter morire - come diceva Paolo Borsellino nella consapevolezza che tutto potesse costarci assai caro – vi sono magistrati che ogni giorno cercano di applicare, nei provvedimenti adottati, il principio che la legge è uguale per tutti.

Da quando le organizzazioni mafiose hanno dismesso la strategia militare di contrasto ed eliminazione dei rappresentanti onesti e coraggiosi delle Istituzioni, il livello di collusione intraneo a queste ultime si è consolidato enormemente, tanto da rappresentare ormai quasi una metastasi istituzionale che conduce alla commissione di veri e propri crimini di Stato. Questo comporta che oggi dobbiamo difendere, ogni giorno e con i denti, la nostra indipendenza e l’esercizio autonomo della giurisdizione – nell’ossequio del principio costituzionale sancito dall’art. 3 della Costituzione – anche da veri e propri attacchi illeciti, talvolta condotti con metodo mafioso, provenienti dall’interno delle Istituzioni.

Che può fare, allora, un magistrato? Che può fare un Uditore Giudiziario che a febbraio prenderà le funzioni giurisdizionali? Che può fare un Giudice civile? Che può fare un Giudice del Tribunale del Riesame? Che può fare un Giudice del settore penale? Che può fare un Pubblico Ministero? Che possiamo fare quelli di noi che non si piegano al conformismo giudiziario? Che possiamo fare quelli che vogliono esercitare solo questo lavoro con dignità e professionalità, senza pensare a carriere interne o esterne all’ordine giudiziario?

Credo che la ricetta è semplice, anche se sembra tutto così complicato in questo periodo così buio per la nostra Costituzione per la quale non dobbiamo mai smettere di combattere: si deve decidere senza avere paura – innanzi tutto di chi dovrebbe tutelarci e che si dimostra sempre più baluardo di certi centri di interessi e poteri, nonché fonte di pericolo per l’indipendenza del nostro stupendo lavoro –, senza pensare a valutazioni di opportunità, senza scegliere per quella opzione che possa creare meno problemi, decidere nel rispetto delle leggi e della Costituzione, pronunciarsi nel segno della Verità e della Giustizia. In tal modo, avremmo adempiuto, con semplicità e nello stesso tempo con coraggio, al nostro mandato, la coscienza non si ribellerà con il trascorrere del tempo, magari potremmo anche capitolare, ma, come dice Salvatore Borsellino, lo avremmo fatto senza “esserci venduti”. Non avremo svenduto la nostra indipendenza, non avremo piegato la nostra coscienza, non avremo abdicato al nostro ruolo, non avremo abbassato la testa: ci ritroveremo con la schiena dritta, con il morale alto, con il rispetto di tutti (anche dei nostri avversari). Questo ci chiedono le persone oneste: di non “consegnarci” e mantenere alto il prestigio dell’ordine giudiziario in un momento in cui la questione morale assume connotati epidemici anche al nostro interno. Non bisogna avere paura di un potere scellerato che pretende di opprimere la nostra libertà ed il nostro destino.

Ai giovani colleghi mi permetto, con umiltà e per l’immenso amore che preservo per questo lavoro, di esortarli a non temere mai le decisioni giuste e di perseguire sempre la strada della giustizia e della verità anche quando questa può costare caro. Io ero consapevole che mi avrebbero colpito e che mi avrebbero fatto del male, ma non ho mai piegato, nemmeno per un istante, il percorso delle mie scelte ed oggi mi sento, come sempre, sereno, ricco di energie, molto forte, perché dentro il mio cuore e la mia mente sono consapevole di aver espletato ogni condotta nell’interesse della Giustizia e nel rispetto delle leggi e della Costituzione Repubblicana.
Non ascoltate quelle sirene, anche interne alla nostra categoria, che vi inducono – magari in modo subdolo e maldestro – a piegare la testa in virtù di una pseudo-ragion di stato che consisterebbe nel pericolo imminente di riforme sciagurate, per evitare le quali dobbiamo, strategicamente, “girarci” dall’altra parte quando ci “imbattiamo” nei cd. “poteri forti”. Le riforme – anzi le controriforme – ci saranno comunque, forse saranno terribili, ma almeno non dobbiamo essere noi a dimostrarci timorosi e con le gambe molli, malati, come diceva Piero Calamandrei, di agorafobia. L’indipendenza si difende senza calcoli e ad ogni costo, l’amore della verità può costare l’esistenza. Ed essa si difende anche da chi la mina, in modo talvolta anche eversivo, dal nostro interno. Nella mia esperienza gli ostacoli più insidiosi sono sempre pervenuti dall’interno della nostra categoria: non sono pochi i magistrati, oramai, pienamente inseriti in un sistema di potere criminale che reagisce alle attività di controllo e che si muove, dal sistema, per evitare che sia fatta verità e giustizia su tanti fatti criminali inquietanti avvenuti nella storia contemporanea del nostro Paese.

Sono convinto che la magistratura non soccomberà definitivamente solo se saprà ancora esercitare la sua funzione senza paura, ma con coraggio, nella consapevolezza che anche da soli, nella solitudine propria della nostra funzione, quando ognuno di noi deve decidere e mettere la firma sui provvedimenti, e, quindi, valutare fatti e circostanze, lo farà senza farsi intimidire dalle conseguenze del suo agire. La paura rende gli uomini schiavi, così come le decisioni dettate con un occhio a carriere e posti di comando sono destinate a mortificare le funzioni prima ancora che rendere indegne le persone che le rappresentano.

Quindi, in definitiva, la storia la dobbiamo scrivere anche noi, nel nostro piccolo mondo, pur nella consapevolezza che alcuni di noi pagheranno un prezzo ingiusto e magari anche molto duro, ma questo è per certi versi ineluttabile quando si è deciso di svolgere una funzione che ci impone di difendere, nell’esercizio della giurisdizione, i valori di uguaglianza, libertà, giustizia, verità, quali effettivi garanti dei diritti di cui i cittadini, ed in primis i più deboli, ci chiedono concreta tutela.

Luigi De Magistris è giudice del Riesame a Napoli

(19 gennaio 2009)

13.1.09

tutt'al più

Piccola Storia

Quando vivevo nel mio piccolo paese mi piaceva tantissimo una salsiccia piccante, decisamente essiccata e poi messa sottovuoto fatta dalla macellaia nella piazza del mercato.

Cominciata a spargersi la voce circa la bontà della cosa, la macellaia si disse
"Azz! Allora posso guadagnarci di più! "
La salsiccia costò un po' di più. Molti cominciarono a prendene.

Gli altri salsicciari proposero lo stesso prodotto per avere una parte dei soldi, a prezzi più bassi per attirare i fedelissimi morti di fame di salsicce della macellaia.
Poi tutti e 3 i macellai fecero la "federmacellai" e decidevano i prezzi la sera di nascosto spingendo per guadagnare di più.
E la radio urlò alle salcicce inflazionate! E l'inflazione era segno di economia sana!

"Ci vuole troppo tempo per farla essiccare. Accorciamo i tempi! Posso guadagnarci di più!"
E fu così che andò, e molti cominciarono. Alcuni ingordi divennero così schiavi delle salsicce che quando la proprietaria pensò:
"Posso guadagnarci senza lavorare!"
andarono a lavorare nella sua fabbrica di salsicce pseudosecche sottovuoto.
Ma poteva guadanarci di più. E allora mischiò la carne di porco a quella di topo, e la gente veniva pagata per produrre le salsicce e glieli ridava comprando le salsicce.
Al 27 gli dava i soldi agli operai, e al 26 gli tornavano tutti. E lei aveva più ricchezza.
Gli operai lavoravano oramai per le salsicce elette a vero vessillo di libertà per il popolo tutto.

Alcuni degli operai, con l'esperienza dei gustatori e dei lavoratori cominciarono a proporre nuove fabbriche con bene altre e più colorate e variegate salsicce.
Il mercato delle salcicce era libero. E tutti potevano esercitare, dopo l'orario di lavoro, la libertà di scegliere la salsiccia che volevano.

Le salsicce sottovuoto, di topo o di porco, senza vuoto, blue e verdi erano triplicate. Pur lavorando ore al giorno non riuscivano più a comperarsi le salsicce.
Certi volevano le salsicce per tutti, ma v'immaginate i macellai? Carne da macello ne fecero.
Perché in fondo c'avevano ragione. I compagni della salciccia libera volevano la salciccia per tutti. Mica l'emancipazione dalle salcicce?

I compagni delle salcicce presto si divisero in "mozione della salciccia libera sottovuoto" e "movimento della salciccia libera all'aria aperta". Questi ultimi divisisi in un congresso, nel giugno seguente, in "movimento della salciccia libera all'aria aperta con carne di macellaio" e in "movimento della salciccia libera all'aria aperta senza carne di topo"...

Gli operai-salsicciari incalliti, si spersero e sapevano che dietro ai compagni salsicciari non avrebbero più mangiato salcicce. Allora inneggiarono i signori macellai. Ed eressero vetrine al posto dei centri storici con dentro salcicce vestite a festa e intrise di ogni essenza.

E la libertà camminava nelle strade, brillava dietro le vetrine.
I macellai più grandi eressero vetrine migliori che attirarono gli ingordi sbavanti.
I più piccoli per aumentare i profitti nell'immediato cominciarono a cedere quote ai macellai più grandi.

Alla fine i macellai erano due e c'erano macellerie dappertutto. Le televisioni proiettavano immagini di salcicce e le donne si decoravano con collane di salcicce. Borse di pelle di porco e cicoli di orecchini!

Alla fine i macellai erano due. E i negozi tantissimi.
La salsiccia in fondo piaceva solo a me.
Ma tutti gli operai delle salcicce esercitavano la libertà: permettersene una.

Questo, credo, fu il capitalismo.

6.1.09

6 gennaio


Stanotte è venuta la befana. E l'ho messa a pecora.
Queste calze, qui, le ho tenute per mero feticismo.