20.3.06

W i francesi

Un campo elettromagnetico e vibra il telefono.
- Oh, ma perchè non mi chiamo a casa.
- così...
- (consumiamo... consumiamo...)
- Usciamo, andiamo a bere qualcosa?
- Guarda, se devo buttare €5 per una birra squallida preferisco il cinema.
- Ok. Andata. Chiami Teresa_2? Avvisi Pietro?
- No ja, Non chiamo nessuno. stè comitive... Non ce la faccio.
- Ok. Alle 20.00 da me. Non fare tardi come sempre.
Arrivo in ritardo, per insulso spirito di ribellione.
Pigliamo Roberto. Teresa_1 arriva in macchina. Abbandoniamo la mia carriola e si va.
A Cinema. Di corsa. Rigorosamente multisala.

Una chiamata nel parcheggio e mi trovo i biglietti già comprati.
Il mio è il posto "H-1", ovvero almeno 36-38 mt dallo schermo e sul lato a sinistra. Sono di sbieco.
Non si vede un cazzo.
Non avrei mai permesso al tale di vendermi quel biglietto di merda.

Convinto che stesse per cominciare "Hostel", mi sorprendo.
- Dove sono?
È l'ultimo grandioso capolavoro di Verdone.
Me ne accorgo quando comincio a sentire la voce fuori campo. E quando in un film c'è la voce fuori campo al 90% è una merda.
Riconosco la voce del fratello raccomandato di Muccino, e capisco che è un film italiano e quindi la voce fuoricampo determina la qualità del film: UNA MERDA.
La voce fuori campo la usa il regista quando non sa mai come cazzo introdurre la storia, o come legarla, o come chiuderla. E non trova una canzone, o un'immagine... ma la voce fuori campo. Magari giovanile, un pò ribelle. Un pò... diversa.

Tempo 10 secondi e sento la parola "borghese". Lui. Muccino, è il povero proletario.
Un film che timidamente forse vorrebbe segnare un ritorno alle classi sociali in Italia.
M'illudevo.
Verdone. Le inquadrature a camera fissa. Zero colpi di scena. Tutto na' palla essaggerata!
Dialoghi pessimi . Continue ripetizioni di nomi. Cognomi. Situazioni stupide.
Finale scontato.
Zero inventiva. Simile a tutti gli ultimi film di Verdone. Come tutti i film di Vanzina. Come tutte le canzoni di Ligabue. Potresti non andare a vederli o non ascoltarli e sapere come fanno e come vanno a finire.

La pochezza becera dell'arte di tendenza italiana del nuovo millennio mi devasta.
Un giorno mi dedicherò al PRÉTAPORTÈR.
- Ma perché Verdone non leva mano e la smette di insozzarsi dopo i primi apprezzabili lavori? No. Come Pippo Baudo e Al Bano. A' stessa fin j mmerd.
Il film, intanto, si snoda in un'illustrazione continua e diabolica di marche di prodotti di note multinazionali.
C'è l'acqua LETE, la BIRRA MORETTI, le MARLBORO, la VODAFONE, il THINKPAD, l'I-POD.
Giuliano Urbani è un porco. Una legge che in 4 righe ha tagliato i finanziamenti ai film ed alla cultura, ha abrogato l'inammissibilità della pubblicità occulta dichiarando "vandali clandestini" gli scaricatori di film da internet ponendo la reclusione fino a 3 anni ed ammende fino a 300milioni.
Alzo gli occhi, umiliati e mortificati, allo schermo. La schifezza del film è un dato oggettivo.

Dopo il film sono più depresso. Per festeggiare l'evento la comitiva decide di andare in un "Jazz Club".
I Jazz Club sono dei posti esclusivi. Esclusivamente una merda perchè non si vede un cazzo. Buio pesto timidamente New Age con candele fioche sparse ogniddove. Persino sulla tazza del cesso. E io ci piscio dentro. Ma niente. Non si spegne.
I camerieri con gli orecchini e davanti, il palco degli esibizionisti.

Generalmente ci stanno al massimo 10-11 gli spettatori, e quando entri ti accorgi che non dovevi immergerti in quel posto contornato da timide gesta di DESAIGN postcontemporaneo.

Il conto dei CLUB ESCLUSIVI è ESCLUSIVO.
I gestori contornano le pietanze e la cattiva birra con numeri stratosferici, perchè ti fanno sentire IL GIAS.
Nel loro locale ascolti IL GIAS.
Le trombe sfiatate sono GIAS, ed anche i sassofoni.
I batteristi ridicoli e il basso a 45 corde sono GIAS.
È GIAS la pochezza della strumetazione del batterista.
È GIAS la luce di riflettori da teatro che illumina il cantante.
È GIAS lo slap.
È GIAS quello con la giacchetta fuori che, se sei vestito male, ti scruta con occhi cattivi lasciando intendere il cattivo gradimento del tuo maldestro ingresso.

Tutto è GIAS.
Il cazzo che si caca dopo 13 minuti è GIAS.
Mi sento GIAS anch'io e mi autocaco il cazzo. Usciamo.

Ho speso in tutto €24. Muccino e il GIAS.
Non ho comprato l'ultimo CD di Capossela che costava €18.50.
Non ho comprato l'ultimo libro di una giapponese dal titolo "INSTALL".
Mi sono negato per l'ennesima volta la versione di MACBETH tradotta da Lombardi, Feltrinelli, €8.
Ho saltato Ascanio Celestini, e pure Emma Dante.

In una sola botta €24.
Per vedere cinematografia democraticamente condivisibile gentilmente offerta dalle multinazionali.
€24 per mettere il GAS.
Per ascoltare il GIAS.
Per cacarmi il CAS.

M'hanno davvero preso tutto.
Mi hanno preso tutto...

M'addormento pensando se esiste poi davvero la "Fata delle Nevi" a Latina, dove la neve non fa dal '73.
M'addormento pensando che i treni costano troppo e allora resto a casa.
Che il cinema costa troppo, e allora non ci vado.
Che i libri sono aumentati del 13% a gennaio, e allora non li compro.
Che un CD costa 20 euro minimo, e allora evito.

Che una puttana negra costa €8 esentasse.
In queste sere così devio il percorso del rientro.
E contratto un pompino extra.
Mi acalo la vrachetta.
E chiavo.
E sburro anch'io su questa cultura di merda.

W i francesi.