10.4.06

Inutilità latente

8.10: Sveglia
8.20: Doccia e colazione
9.00: Studio matto e disperato
13.00: Pranzo
15.00: Spoglio elettorale

Poi mi sono scetato alle 10.30 quando ancora avevo voglia di dormire. Ho guardato mille siti internet. Tremila pagine di notizie che non ricordo. Ho letto righe e righe di cose che non rammenterò, mai.
C'è una strana autosoddisfazione nel leggere cose che c'interessano. Leggi e sei intensamente perso. Poi distogli lo sguardo. 3 minuti e non ricordi più nulla. Fissi il monitor e vedi che solo il 66% della popolazione è andata a votare, e cominci a credere che forse l'Italia annaspa con ansia l'ascesa di un dittatore che li redima ancora una volta. Per sempre.
Nessuno vuole, né ha più voglia di partecipare alla democrazia in questo letamaio democratico.

Voglio ordine nella mia vita per cercare di porre definitivamente fine al senso di inutilità che mi pervade l'anima, e comincio dalla casa.
Butto via le bambole di ceramica rotte a cui mia madre era affezionata. Ed era come se quelle bambole portassero le sue stesse ferite. Con desolazione le chiudo in un sacchetto gettando via per sempre il senso di pena che accompagnava la loro vista nell'indifferenziato.
Ho buttato tutti i fogli di appunti sparsi che probabilmente avrebbero potuto servirmi.
I quadernoni usati a metà che un giorno avrei dovuto finire di usare per ottimizzarne l'utilizzo, ed ho capito che il mio rendimento di vita è al più del 40%.
Ho buttato via tutti i quaderni di carta di riso su cui non scriverò mai nulla d'interessante.
Ho buttato via tutti i quadernoni alternativi su ciò avevo intenzione di raccogliere i miei scritti.
Ho buttato via il quaderno a pagine nere su cui avrei dovuto scrivere con una matita bianca per riempire di luce pagine scure, per devastare un ventennio di natrrativa oscura.
Ho buttato via i volantini stampati in sovrannumero che avrei dovuto usare per farci le dimostrazioni, ingialliti dopo 6 anni di nobile polvere. Raccatto una conclusione sommaria della mia vita accorgendomi che non è cambiato un benemerito cazzo.
Apro la posta ed un'altra donna m'ha scritto il suo addio. Noto le cacche delle neonate mosche sui vetri dello studio soffermandomi a pensare che gli umani hanno una prepensone innata verso gli addii. Verso il non vivere. E penso a Federica e a quanto eravamo belli e splendidi, e a quanto era sbagliato il nostro incontro. in un momento sbagliato. in un giorno sbagliato. In un periodo sbagliato e in un luogo sbagliatissimo. Troppo fidanzati. Troppo lontani. Troppo vicini. Troppa passione mai accesa. Troppo tutto. Meglio dirsi addio.
Piangendoci 4 lacrime e mezza su, butto anche Federica nel cestino oggi.
Non ho avuto il tempo di viverla.
Come tutte le bozze di poesie e di racconti.
Come tutti gli stracci di appunti e di pensieri da sviluppare.
Come la teoria politica che non ho mai cominciato ad approcciare in maniera deterministica e regolare in attesa del giorno in cui la mia consapevolezza sia alimentata dalla cultura e della conoscenza della scienza politica, o almeno aspetto la tesi la in filosofia politica pur non facendo nulla per avvicinarla.

Scavo nei cassetti tra macchine fotografiche conservate per ricordo... ma le guardo e non ricordo se non di Stefania, che quando scopavamao la fotografavo e nelle foto non veniva mai niente e 4 batterie duravano 2 flash. E costavano troppo le batterie. La butto.

Spillatrici che non spillano più e che non ho mai buttato per un morboso attaccamento alle cose che ancora accarezzano la mia mente. Miseri ricordi d'infanzia.
Le rimembranze di quando volevo disegnare e non sapevo farlo ed allora, con la carta carbone, ricalcavo improbabili disegni andandoli a mostrare a mio padre che sorrideva. In poco tempo diventai il copiatore di disegni più bravo della galassia.

Ritrovo gli appunti smarriti di una sceneggiatura che ho in mente di scrivere, che non finirò.

Mi arriva una mail da un gruppo di hacker che non so manco più chi sono. Non mi presento ad un incontro da mesi. Forse da 1 anno non li seguo nemmeno più... la mailing list è un'ulteriore legame che non ho voglia di rompere.

La calcolatrice che non calcola; il temperamatite che non tempera ma è bello. Il caccisavite col manico rotto; la pinzetta troppo divaricata; le tessere di plastica quadrate piccolissime che comprai nel '94 per un mosaico che nel 2006 non ho ancora fatto; una penna a forma di alieno regalatami da un amico che lavora all'ESA che la guardo e vedo ciò che non sarò mai; portachiavi a forma di cessi, di zizze e di pupazzi sparsi che non userò mai e che non ricordo chi cazzo me li ha regalati.
Libri senza dediche che evocano cose lontane le cui trame non ricorderò ancora a lungo; una torcia elettrica d'assalto che usavo quando facevo trakking che ogni volta che la guardo mi riprometto di arrampicarmi di nuovo ma che non userò più, ma mi fa sentire vivo. Una foto con mia cugina la modella. Un'altra foto con 20 persone di cui molte per me non hanno più un nome né un ricordo da associare. Una rubrica piena di gente che non riesco a ricordare. Cartoline che avrei dovuto spedire a qualcuno ma che giacciono lì, smarrite come me. Appunti di viaggi da sistemare. Centinaia di foto che m'ero promesso di attaccare su album strutturati per viaggio ed ogni viaggio organizzato per data.

Scavo ancora un attimo. In fondo all'ultimo cassetto.
La lista di tutti i film che voglio ancora vedere, di tutti i gruppi che devo ancora ascoltare, di tutti i film di Pasolini che devo ancora acquistare e la lista dei CD che ho intenzione di comprare un giorno che avrò i soldi. Dentro al foglio un altro foglio con la lista delle cose da fare.
- Sistemare e raccogliere libri e materiale d' esami.
- Organizzare per regista e per alfabeto tutti i film scaricati con copertina da stampare.
- Travasare la pianta grassa.
- Mettermi a dieta
- Chiavare di più.
Smarrito in un botto di fogli e libri sparsi che non sistemerò. CD e DVD dispersi anche sotto al tavolo.
La pianta grassa è morta ma non la butto. La innaffio solo adesso. Con regolarità. Avrei dovuto travasarla per lasciarla vivere. Ma no. Non è morta del tutto. Un giorno rinascerà.
Ogni tanto la buco con uno spillo per vedere se dentro c'è ancora linfa vitale. Non riesco mai a dare esito reale al test: non ce la faccio a guardare in faccia lo spillo.
Mi chiudo nel cesso e mi faccio un'altra sega perché in questo momento mi sento solo.
Il sole è alto e la vita scorre.
Il pranzo è pronto ed oggi un nuovo governo verrà instaurato.
Pasqua è alle porte. Ci si prepara per le vacanze e la primavera viaggia nonostante il cielo nuvolo e le temperature basse di oggi sparse su tutta la penisola e l'arco alpino.
Sciacquo le mani. Mangio e abbraccio mia madre.

Me ne andrò a dormire ancora un minuto dopo pranzo. Un solo minuto.
Poi mi sveglio e vivo come si deve. Davvero.
Allimite oggi no, ma domani...