9.1.06

trip


Vidi partire una coccinella. Piangeva.
- Dove vai coccinella?
- Lontano. Milano. Sai, un futuro. Forse una stanza condivisa. Un investimento casuale per un probabile lavoro.
- Buon viaggio coccinella...
- Speriamo.
Mossomi di poche stazioni e vidi partire un barbaro.
- Dova vai barbaro?
- Lontano. Ho un lavoro di 2 giorni a settimana. Al Nord-Est. A Padova.
- Padova? E poi? Rientri?
- Si, mercoledì notte starò quì di nuovo per ripartire lunedì. Se faccio così forse un giorno avrò un lavoro. Dei soldi. Qualcosa da fare e i soldi per vedere quei posti che ci raccontavamo l'altra sera al bar.

- In bocca al lupo... barbaro di un compagno.

Tra un vagone e un passante dagli occhi scavati e l'alito pesante una rosa linda. Donna. Pelle chiara.
- Oh, sciao Rosa! Dov'è che vai col borsone?
- Torino...
- E per cosa?
- Un concorso. Poi se va male ce n'è un altro. E poi un altro. E poi un altro a Venezia..
E poi, sai, sto investendo dei soldi. Un bel pò. Vado periodicamente a Roma, da uno che se ti prepara lui, hai buone probabilità in magistratura.
- Ah, speriamo. Buon viaggio...
-Spero che sull'intercity non ci siano le pulci come l'ultima volta.
- Al TG dicevano che forse i treni da qualche settimana li hanno lavati. Sai, la puliza dei treni è una notizia da TG.
Laureati. Migranti temporanei. Energie. Menti. Forze. Gente che viaggia in seconda classe su intercity scarupati con biglietti economy. Treni che percorrono almeno 800 km con paio d'ore di ritardo all'andata. Un paio al ritorno.
Di tanto in tanto ne deraglia qualcuno, ammazzando fisicamente svariati esemplari di cani. Ma fa niente. Non contano granché.
Giorni, smarriti in interminabili giri di ruote di acciaio temprato risparmiando soldi per un'altra raccomandata con ricevuta di ritorno. Per l'ennesimo concorso.
Giorni che non valgono niente. Che non valgono un cazzo.

Non valgono l'amore che si lascia.
Non valgono la famiglia.
Non valgono i sorrisi vivi, né il mare, né il sole.
Né l'aria fresca dei giorni sereni del Sud.

Tempo di giorni che non valgono fremiti di speranza.
Gemiti di sogni che nascono sotto gli aghi inchiostrati di obliteratrici giallo sciorda.
Palpiti di futuro in carta timbrata con filigrana in controluce. Sgualciti tra le mani e nelle tasche.
Stritolati all'arrivo per poi deperire gettati in un cestino di alluminio dal DESAIGN accattivante. Morire, e lì freddi, bagnarsi la faccia con gocce di bevanda multinazionale aspirata da pargoli di città, o da stranieri in visita di cortesia. Forse da un ventenne in giacca che corre tra un negozio di lavoro e l'altro.

L'altra città. L'ennesima città. L'ultima città.

Progetti bruciati da una camorra soffocante. Da politici che vendono ogni cosa.
Cuori innaffiati d'urina di politicanti che mettono all'asta diplomi, esami, lauree, concorsi, corsi di formazione.
Urina di mafiosi che offrono luoghi turistici, chilometri di spiagge, chilometri quadrati di città, chilometri cubi di mare. Decametri di costa.

Luridi bastardi che cacano su ettolitri di litri d'acqu corrente. Che versano mercurio in falde acquifere. Che vendono alberi in cambio di centrali. Campagne in cambio di qualche Watt.

Figli in cambio di €10. Di un posto da spazzino.

Chiavate in cambio di promesse.
Sburra.
Orgasmi senza riscatto.