28.1.07

favola numero 1

C'erano dei pesci in una palla di vetro e si andò fuori per settimane.

Perirono, giorni dopo.
Soffocati, dalla loro stessa merda.

Chiesi ai vicini di prenderli.
I piccoli pretesero l'ibernazione per le solenni esequie da celebrarsi al rientro.

E tornammo e prendemmo i pesci dal frigo.
E li seppellimmo con tanto di microprocessione e deposizione di corone floreali.

All'alba le luci svegliarono me. Una fetta di mondo. Svegliarono i piccoli ed illuminarono l'aia che scopriva, al tenue sole, ventri e spine di pesci sbudellati in tutto il prato e pianti. E piscio di gatto.

a stomaco vuoto


C'è niente, cazzo.
Niente che valga la pena bere alle 11.37 del mattino se non un campari con tanto, tanto gin.
Maledettissimo sia il polivinilcloruro.

26.1.07

26.01.2007


<< [...]
Pinchard,si chiamava ,il professore.Cosa poteva aver deciso lui per salvarsi la carotide ,i polmoni e i nervi ottici?
Ecco la domanda essenziale,quella che avremmo dovuto farci noi uomini per restare rigorosamente umani e concreti.Ma eravamo lontani da là,storditi da ideali assurdi,tenuti a bada da luoghi comuni stolti e bellicosi,topi già affumicati ,cercavamo come dei folli di scappare dalla nave in fiamme ,ma non avevamo nessun piano d'insieme,nessuna fiducia reciproca.Allocchiti dalla guerra,eravamo diventati pazzi in un altro genere:la paura. Il diritto e il rovescio della guerra.

- "E' vero che sei proprio diventato pazzo ,Ferdinand?"
mi chiese lei un giovedì.

- "Lo sono !"
confessai.

- "Allora ti cureranno qui?"


- "Non si cura mica la paura, Lola."


- "Oh! Ma allora sei proprio un vigliacco,Ferdinand!"


- "Si assolutamente vigliacco, Lola, rifiuto la guerra e tutto quel che c'è dentro.. Non la deploro, io.. Non mi rassegno, io.. Non mi piagnucolo addosso, io... La rifiuto recisamente, con tutti gli uomini che contiene, voglio averci niente a che a che fare con loro, con lei. Fossero anche novecentonovantacinque milioni e io solo, sarebbero loro che hanno torto, Lola, e io che ho ragione, perché sono il solo a sapere quel che voglio: non voglio più morire."


- "Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci sono solo i pazzi e i vigliacchi che rifiutano la guerra quando la loro Patria è in pericolo.."


- "Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvivano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent'Anni?... Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?... No, vero?.. Hai mai cercato? Ti sono altrettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l'ultimo atomo di questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua cacca mattutina.. Vedi allora che sono morti per niente, Lola! Per assolutamente niente di niente , 'sti cretini! Te lo dico io! Abbiam fatto la prova! Non c'è che la vita checonta. Fra diecimila anni, ci scommetto che questa guerra, per quanto sublime ci sembri adesso, sarà completamente dimenticata.. Sarà tanto se una dozzina di eruditi s'accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle principali ecatombi che la resero famosa..."
[...]>>.
Céline - Viaggio al termine della Notte

16.1.07

"Storia d'un impiegato"

Il tremilaquattrocentosettantaseiesima gorgheggiante risveglio al sapore di trasistor.
Trillo più trillo meno.
Barba e traffico, e uccelli infosi, e lettore magnetico e cartellino.
Stretto nei denti il sogno sfracellato sotto i colpi della sveglia biarmonica.
Sfracellato sotto la bobina roteante il suo braccio, la spalla, le dita.

E strillava, e strillava inginocchiandosi al dolore che lo ammazzava.
Ma quel giorno, la vita, lo aveva proprio fottuto.

Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...

... e io contavo i denti ai francobolli
dicevo "grazie a Dio" "buon Natale "
mi sentivo normale
eppure i miei trent'anni
erano pochi più dei loro
ma non importa adesso torno al lavoro.

Cantavano il disordine dei sogni
gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea
di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico paese.

E io ho la faccia usata dal buonsenso
ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale
e mi sorprendo ancora
a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.

Rischiavano la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.

Chissà cosa si trova a liberare
la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi
dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo
e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.

Rischiare libertà strada per strada,
scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena,
per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.

Mi sforzo di ripetermi con loro
e più l'idea va di là del vetro
più mi lasciano indietro,
per il coraggio insieme
non so le regole del gioco
senza la mia paura mi fido poco.

Ormai sono in ritardo per gli amici
per l'olio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo
chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre più impreciso.

E l'esplosivo spacca, taglia, fruga
tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato
a rilevar l'impronta
dietro ogni maschera che salta
e a non aver pietà per la mia prima volta.

15.1.07

Tesi di Laurea - Ultimo round (?)


Ogni simulazione dura 365 secondi e 25 decimi.
Ogni quattro simulazioni un secondo bisestile nel corso del quale, inevitabilmente, mi caco il cazzo.

14.1.07

alfa alfa

Nostò mai bene.
Il senso d'inadeguatezza è una lama che scorreggia nello stomaco un pezzo di Luis Armstrong.
È domenica, essiamo bbelli.