29.3.08

Vieni

Vieni
Vieni con me
Ci ameremo tra i platani e le zanzare
Distesi
Sopra il gorgoglìo dell'acqua
Sotto la primavera
inondati
della peluria
bianca
dei pioppi
Di fianco all'Adda

Manifestazione delle intenzioni di Voto

Ho ripensato le mie posizioni elettorali.


Voterò. E voterò la lista del Doctor Seduction.
C'è del poetipatetico in tutto ciò.
La follia è l'ultima libertà rimastaci.

27.3.08

quella sera (2)


Gli amici al lavoro forse non esistono, e Giancarlo è un collega.
Giancarlo ogni venerdì, da almeno 30 anni, non mangia carne ma bestemmia tutti i giorni.
Un tardoromanticismo che pochi saprebbero apprezzare.

Quella sera allungai la strada del ritorno passando tra gli alberi e la riva.
Smagrito, stanco, coi capelli brizzolati, i piedi nudi e i mutandoni a righe se ne stava cogl'alluci nell'acqua.
La scritta "il lavoro rende liberi" campeggiava, tatuata, sulla sua gobba.
Il sole sciacquava il giorno nel bagliore del vermiglio.
Si tuffò. Nuotò fino alla foce del Brenta. Fissò l'immensità del mare e tornò indietro.

25.3.08

a' muzzarella


In Campania gran parte dei caseifici è gestito dalle cosche cammorristiche.

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"Sì o' frato do' cazz!"


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23.3.08

Pasqua

"Quella mattina lo svegliò il crapetto."

19.3.08

Prime vere

Stamattina gli occhi erano ancora bagnati di stanchezza e due lacrime sono scese sul viso. Erano due sogni, trapassati dal sole, accolti dai cardellini del balcone dirimpetto.

Il caffé di stamattina era più arigno. Il latte più acido del solito.
Le nuvole si stendevano in fila nel cielo come i campi arati, sotto, nei giorni marzo.

La bici lasciata allo stazionamento e il mio corpo sulla corriera diretta ai margini dell'inverno.
Sceso davanti al cancello della primavera ho trottato sulle vie d'asfalto.
Ho galoppato sui voli delle cornacchie.
Ho baciato i primi fiori.
Ho fatto il bagno sotto i petali del pesco spazzolati per bene dal vento.

La spia verde delle mia pressa mi segnala che lo stampo è caldo, che il fluido in temperatura aspetta di correre nelle vene di acciaio.
La produzione capitalistica si dissocia dal moto universale, periodico, perpetuo dei pianeti.

18.3.08

i lodigiani


I lodigiani sono gente metereopatica.
D'autunno e d'inverno è così tanta la nebbia che se parli senti di mangiarla. E mentr farfugli vocali e consonanti ti sei fatto un meteopasto.
I lodigiani hanno respirato così tanta nebbia che ne hanno il cervello e l'anima piena.
E quando il sole comincia a scaldare la terra c'è umidità a strafottere.
E i lodigiani sono come l'umidità estiva. Ti manifestano la loro presenza soffocante senza che tu li percepisca: a pellle.

Il lodigiano esibisce costantemente il suo sorriso di maledetto benvenuto e, con ogni occhiata, vorrebbe chiederti il permesso di soggiorno. O almeno pescare qualche infrazione da trasformare in reato.

Un uomo sorridente, al nord, merita la galera.

14.3.08

Leghe metalliche


Stanotte dormivo.
E in sogno mi arriva Eva Henger. Lo so, la donna appartiene ad un immaginario collettivo abbastanza scontato, ma vi assicuro che era arrapante.
E' in un costume un pezzo con fori sul petto che le lasciavano venir fuori le tette.
Mi sbottona i pantaloni senza conversare.
Apprezzo la prelibatezza del microscopico dialogo.
Non appena comincia a gustarmi, esplode il mio piacere.
Vengo.
Ancora. Ancora. Ancora.
Saranno stati litri. Dappertutto.
Eva comincia a scappare spaventata ed ancora non so bene cosa urlasse di preciso.
Io eiaculavo e ridevo.
E più si allontanava più tentavo di beccarla a distanza.

E fu in quel momento che pensai con lucidità quanto segue:
Vorrei un cazzo di tungsteno.
Sarebbe illuminante.

13.3.08

tredici marzo


Quella sera rientrai prima a casa. Scappai dal lavoro con l'ansia del criaturo curriato dal pittbbull.
Con la tensione di chi aspetta l'esame dell'accaivvù.
Camminai per ore in bici senza sentire che la natura asportasse tensione addominale al mio corpo.

Quella sera tornai a casa e trovai Alehandro.
Occhi verdi, maglietta a mezze maniche, capelli rasati.
Il suo piccì processava bit che approssimavano suonate di Sebastian Bach.
La casa aveva le finestre spalancate, i pavimenti un odore di pulito. Tutto sembrava sbrilluccicare.

Alehandro fu la primavera che mi piombò in casa quella sera. I suoi germogli di sorriso disseminavano di polline di spensieratezza ogni piastrella della casa sfatta, ogni pezzo di muro.

Da quella sera cenai in una compagnia che aveva spazzato via la nebbia dalle strade, che aveva placato il vento, che aveva scaldato l'aria, che aveva disteso le radure, che aveva evaporato la brina, che aveva asciugato la pioggia, che aveva richiamato i passeri.
Che aveva fracassato il silenzio sotto gli sfrigolii degli uccelli.

Da quella sera la mattina mi svegliai prima per correre in bici con gli abiti da lavoro, per attraversare a piedi le radure immense che dividono gli edifici: questi strani masi della pianura padana. Per sentire il gorgoglìo degli acquitrini, delle rane.

Da quel mattino cominciai a disintossicarmi l'anima, prima d'infangarmi di lavoro.

12.3.08

Una statistica, please

Ci vorrebbe una statistica,
per ammisurare quanta gomma, ogni giorno, si ietta nelle sgummate.

6.3.08

Ma dove vanno queste donne meravigliosamente...


Q: Ma dove vanno queste donne meravigliosamente vestite di gonne strette più della vite e lunghe fino alle ginocchia, con culi tanto meravigliosi, gambe così ben fatte e caviglie disegnate dai profumi dalla primavera?

R: Vanno ad abballare illatinoamericano.