22.12.06

natale 2006



Caro Babbo Natale,

sei la formalizzazione del sogno dell'uomo: qualcuno che materializzi (d'improvviso) il desiderio materiale di possedere quanto non si possa avere nella quotidianità.

Ti limiti al trasporto di materiali di consumo o di contemplazione presenti sul mercato adoperando mezzi obsoleti.

Non produci niente di originale, tanto che il chiattone giù da me quest'anno fa pure lui Babbo Natale. Basta una panza e una barba finta che ti fottono.

Uno appena vuole una cosa un pochettino un pò più complessa già deve scrivere a Gesù Bambino.

E se manco Gesù Bambino risponde, allora la mattina di Natale non rimane che jastemmare la Maronna.

Ho sentito che certi addirittura, pur di beccare l'ignoto addetto alle poste d'oltretomba, arriva a jastemmare il paraviso intero.

Io, come sempre. non ho scritto niente; ma se passi ti offro un bicchierino.

19.12.06

Relazioni affettive


*** E' tutto scritto di getto. Non mi cacate il cazzo con gli errori ***

Escludendo la relazione affettiva genitore-> figlio (non il viceversa: figlio -> genitore), il rapporto, il legame, la conginzione che spinge alla codivisione temporale è frutto di un'ineluttabile istinto di autosoddisfazione dell'individuo.

Un rapporto di coppia è quanto di pù vantaggioso può trarsi da una realtà infame quale la tragedia dell'esistenza umana.
In coppia si è uniti e si è psicologicamente motivati, si ha un compagno.
E' il modo per trarre maggiore profitto dall'esistenza.
L'affettività è un'autosoddisfazione unica.
L'egocentricità, il piacere sessuale, il piacere morale di dominare l'altro e di avere voce in capitolo nelle sue scelte essenziali produce appagamento unico.
Si riuniscono il senso del piacere e del potere contemporaneamente.

Quando qualcuno scriveva del capitalismo non errava a far leva sull'indoe dell'essenza umana: pura bramosia.

Cosa è un rapporto affettivo se non un rifugio, un pozzo di gioia, un fondo di caffè, na compagnia, un apagamento mentale, un appagamento sessuale, un appagamento reciproco.
L'esistenza si consu,a nella ricerca della complicità affettiva più totale.
Del piacere massimo.

L'amore non esiste.
L'amore è l'ebbrezza del piacere.
Come il vino che si bveve dopo mesi di sola acqua e niente alcoolici.
L'amore è la sbornia dei pellegrini che non han bevuto ed hanno a pancia vuota.
Lo stomaco si riempie, il fegato si abitua... l'amore non basta più.
Rimane l'altro svuotato della capacità di induzione d'ebbrezza.
Rimane l'altro come approdo, appiglio. Porto in cui tornare. Cardine fisso di una futura esistenza.
E l'altro non è nulla.
E ciò che manca all'altro si cerca altrove.
E si torna brilli, e si associa inconsciamente all'altro l'idea di benessere.
E poi si ritorna a tradire.
E chi non tradisce lo brama con tutte le sue forze bloccato da un preconcetto da sedimentazone di cultura occidentale monogama.

Il rapporto non esiste.
Esiste il piacere.

Postulato ciò dov'è la differenza?
Dv'è la differenza tra l'individuo che approfitta dell'altro per massimizzare il suo potere o il suo piacere?
Nessuna.
Il potere ed il piacere sono facce della stessa medaglia.
Potere vitupirato.
Piacere nascosto.
"Amore" apprezzato.

La società dell'amore non è pronta a venire e non può manifestarsi.
La società alternativa al capitalismo non ha tempo d'essere.
L'alternativa farà strada fin quando sarà finalizzabile all'appagamento del soggetto. Delle masse.

Il concetto di una rivoluzione globale è quindi malato alla radice: come si pu sperare di impostare un nuovo sistema se si è personalmente implicati nel più enorme impiccio esistenzialista.

Il tradimento dell'etica, la non fedeltà alle parole che si dicono, la fasullità dei rapporti professionali e la fallimentare politica socialista sono esempi di nobili.

L'uomo e solo ed un omicidio non differisce da un genocidio se non per sedimentazione culturale dell'individuo.
Ancora oggi c'è chi uccide, ed allora ditemi.
Dov'è l'uomo?
Dov'è l'uomo?

Il relativismo etico non è un male, è la manifestazione dell'essenza.
L'egosimo non è il male, è manifestazione dell'essenza.
Il piacere e il potere sono sublimazione dell'essenza.

Io, io non ripudio. Io accetto.

Non accettare l'oggttività equivale a presentare alla propria coscienza una visione alterata della realtà circostante, elaborarne un modello che sia socialmente ed emotivamente accettabile e viverlo.

Emotivamente.
Non credete ai millantatori di professionalità o a chi vi parla di amore.
Solo la passione esiste. Al suo dileguarsi nulla resiste, se non l'inerzia dell'individuo che ha paura di smontarsi della propria autocoscienza per entrare in una nuova ottica di piacere e potere che difficilmente riesce ad accettare. La loro inerzia è a sua volta motore di chi sa vivere ed usare potere e piacere.
E chi sa vivere ed usare potere e piacere domina intellettivamente e forgia ambienti di lienarità asserviti al proprio fine ultimo: la sublimazione dell'essere...

E tutto il resto.
Tutto il resto è noia.

Parola di Taz

17.12.06

Cosa c'è oltre



Ciprì e Maresco - Cinico TV

14.12.06

ipotesi dimensionale

- Mi dai l'impressione di essere superficiale ...

- Matematicamente, baby, matematicamente...
Matematicamente siamo portati a pensare la superficie come cosa di poco conto rispetto al volume. Se ci pensi la superficie...
La superficie è a 2 dimensioni. Altezza e larghezza. Un quadrato, un rettangolo: 2 dimensioni.
Siete tutti convinti che gli altri debbano andare per approdare al vostro malozioso mondo egocentrico a vostra detta saturo di PROFONDITA'. PROFONDITA' nel contesto, profondità nelle parole che volete vi riguardino.
E per magia un profondo diventa un cubo, un triangolo una piramide...
Immaginiamo che noi fossimo così mediocri , ma così mediocri da non accorgerci di vivere in 4, 5, 7 dimensioni. Nessuna percezione della 4^ dimensione, né della 5^, figurarsi la settima.
Ma siamo profondi (rimando autoreferenziale alla 3^ dimensione). Ma mancano alla 5^ due dimensioni, ed alla settima quattro dimensioni.
Orbene, ammesso assiomaticamente che tu sia profonda, è possibile che tu sia infinitamente insignificante in un contesto eptadimensionale.

La profondità e la superficialità sono allora delle gran cazzate.
Ed io ci piscio sopra.
Anzi.
Ci rido. AHUAHUAHAUA!!

- Volgare, scurrile e schifoso come sempre...
- No, no. La mia volgarità è la deforme proiezione della mia raffinatissima pentadimensionale persona nella tua mediocre tridimensionalità.

Conversazione con intermediario

- "Scusa, le dici che voglio scoparla?"

- "Che ha detto? Che mi adora? Bene, ma non dirle che ho detto bene."

8.12.06

Filangieri Giuseppe



Ciprì e Maresco - Cinico TV

27.11.06

lordfelix

- l'amore e' eterno!
- chella e' a morte.

25.11.06

astrologia

La costellazione dei pesci, quella notte, inseguì per anni luce e potenze sporopositate di secondi la costellazione della vergine.
Stanco trovò rifugio nella costellazione della mano.
Quella notte nacque la via lattea.

13.11.06

sciat 2

gracula - 22:38 - io sono un pazzo.
gracula - 22:38 - Vivo su una mela.
poggiodigiugno - 22:39 - si in effetti
poggiodigiugno - 22:39 - sembra così
gracula - 22:39 - è così.
poggiodigiugno - 22:39 - siamo stanchini vero?
gracula - 22:39 - un pò
gracula - 22:40 - Ma stasera esplodo di vita
gracula - 22:40 - e no so che farne
gracula - 22:40 - scriverei un libro tutto d'un fiato
gracula - 22:40 - passerei 6 mesi al sud della francia
gracula - 22:40 - voglio fare lo scrittore
gracula - 22:40 - ma non sono uno scrittore nonsono niente.
gracula - 22:40 - Voglio vivere
gracula - 22:40 - solo
gracula - 22:40 - fare la rivoluzione
gracula - 22:40 - e poi la controrivoluzione
gracula - 22:40 - e poi l'anticontrorivoluzione
poggiodigiugno - 22:40 - o andare a letto
gracula - 22:40 - niente letto.
gracula - 22:40 - Il letto...
gracula - 22:41 - serve solo a ricordarmi quanto siamo soli.
gracula - 22:41 - Perché nel cazzo di letto siamo quelli che siamo.
gracula - 22:41 - Soli nei sogni.

Sciao Mario.

Rimarrai sempre nei nostri cuori.

12.11.06

sciat

[21:59:52] che lavoro fai?
[21:59:55] <^Giove^> (io giro a piedi, senza macchina)
[22:00:02] <^Giove^> io faccio il topo di laboratorio.
[22:00:06] ???
[22:00:10] <^Giove^> Ma non il ricercatore.
[22:00:11] in che senso?
[22:00:13] <^Giove^> Proprio il topo.
[22:00:16] eddai
[22:00:16] <^Giove^> Mò per esempio
[22:00:18] <^Giove^> domattina
[22:00:19] <^Giove^> mi prendono
[22:00:24] <^Giove^> e chissà quale esperimento mi fanno.
[22:00:28] <^Giove^> 3mila euro al mese.
[22:00:30] ....
[22:00:34] <^Giove^> Fare la cavia oggi conviene.
[22:00:41] come la cavia?
[22:00:45] <^Giove^> Tanto il futuro è niro pe' tutte quante!
[22:00:51] <^Giove^> eh...
[22:00:57] <^Giove^> mo domani me scippano e' pile a' pietto
[22:01:00] <^Giove^> per esempio
[22:01:05] <^Giove^> e non zò che lozione sperimentano
[22:01:07] <^Giove^> che male che va
[22:01:10] voglio fare pure io la cavia
[22:01:13] <^Giove^> mi gratto a tempo inderminato
[22:01:20] <^Giove^> e looro misurano quanto tepo mi gratto
[22:01:23] <^Giove^> e per quanti giorni
[22:01:26] <^Giove^> evvieni
[22:01:30] e come si fa?
[22:01:34] <^Giove^> Tu vieni
[22:01:37] <^Giove^> io ti faccio iscrivere
[22:01:43] <^Giove^> (la conoscenza è fondamentale anche llà=
[22:01:45] <^Giove^> )
[22:01:53] <^Giove^> poi per 21 mese fai la CAVIA a PROVA
[22:01:53] e dove vengo?
[22:02:00] <^Giove^> e lì ti fanni gli esperimenti cchiù nfami
[22:02:02] <^Giove^> tipo
[22:02:04] <^Giove^> coi genitali
[22:02:07] <^Giove^> ti mettono a pecora
[22:02:10] ....
[22:02:14] <^Giove^> o ti sfottono a mammeta
[22:02:19] <^Giove^> ma tu non devi dire niente
[22:02:24] <^Giove^> sennò non passi a tempo indeterminato
[22:02:32] <^Giove^> Poi il mese che trase passi effettiva
[22:02:42] <^Giove^> e ti diverti a vedere le cavie che dopo 20gg se ne vanno
[22:02:45] <^Giove^> hauahauahau
[22:02:55] ora me lo dici che lavoro fai?
[22:02:59] <^Giove^> Ti penzavi che il terzo Reich era finito
[22:03:07] <^Giove^> ma il quarto è appena cominciato e saranno cazzi.
[22:03:14] <^Giove^> Diana: sincero?
[22:03:17] si
[22:03:21] <^Giove^> Il tubbista.

song

Ti sei arrabbiata per niente
Non hai messo quella gonna
Hai accettato le mie scuse
Ti sei scusata a tua volta
Ho parlato di divergenze
Hai parlato di presenze
Ci siamo accorti delle distanze
Ci siamo detti anche: "Spero per sempre".
Aria - Canzoni dell'appartamento - Morgan

7.11.06

Dialogo commerciale aversano

"Signò, ma che sfaccimm! Ce stà nu scarrafone dint 'e cornetti!"
[silenzio]
"Guagliò... "
[silenzio]
"Guagliò... Lascio stà. Adda campà pur'isso."

31.10.06

è tardi

...anche stasera.
Il sonno prima d'esser stanchi del giorno che termina è la piaga dei non viventi.
Sono un essere esistente.

Domani il gallo canterà mattina
mentre io
mi sarò già cacato il cazzo.

Penserò che sarebbe bello sganciarsi dal pianeta con una velocità di fuga bella alta. Effetto fionda intorno a Giove. Viaggio intergalattico.

Morire nello spazio e lasciare il corpo ricondursi ad una dicotomia esistenzialista:

Vagare nell'infinità spazio-temporale,
o scamazzersi su un pianeta.

18.10.06

Adunanza Digitale

Diritti digitali.
Scambio di idee in tempo reale.
Condivisione del sapere e delle informazioni.


Adunanza Digitale
www.adunanzadigitale.org
4 novembre 2006
In tutta Italia.

a Caserta
Via Vivaldi
c/o ITC "C. Pavese"

14.10.06

sabbato sera

Ho deciso vado al cinema da solo.
No mi rompo i coglioni. Ricarico. Telefono.
G. è depressa e piange per il fidanzato.
E. è a Milano.
L. è a EUROCIOCCOLEIT.
L2. è a Rimini.
M. è lì che vuole che le lavi la schiena, ma è a Roma.
V, cazzo manco a dirlo. V è lì che dorme per il troppo lavoro.

Mi lavo. Vado al cinema da solo.
È troppo tardi per lo spettacolo delle 21. Troppo presto per le 23, a meno che non voglia vedere quella zoccola fallita della Bellucci.
Mi ubriaco da solo.
No è troppo da perdenti.
Me ne torno a casa.

Totale: €23.50.
Scoglionarsi oggi, è rrobba da borghesi.

13.10.06

Roberto Saviano


E' stato minacciato dalla camorra dopo la pubblicazione del libro:
Gomorra

Quindi:
1. NON Comprate il libro. Potrebbe trattarsi dell'ennesimo giochetto della casa editrice stracapitalistica che lo pubblica.
1.1. Fatevelo riassumere da chi già l'ha letto e fatevene le fotocopie. Un libro così và sotto licenza Creative Commons.
2. Scrivete uno striscione "Il camorrista è una sciorda" e mettetelo fuori al balcone.
3. Scrivete una lettera al sindaco di Casale di Principe con la scritta
- "...E noi vi sguarriamo il mazzo"
Lui saprà a chi farla recapitare.
4. Robbé, siamo con te.

11.10.06

citazioni

"È più facile spaccare un atomo che un pregiudizio"
A. Einstein

"È più facile spaccare una capa che un atomo"
Taz

follie post-cristiane

Domani mattina (giovedì 12 ottobre 2006) a palazzo Madama (Roma) gli onorevoli senatori esprimeranno ufficialmente il loro giudizio sul discorso di Benedetto XVI del 12 settembre scorso a Ratisbona.

Porcoddio.
Quì in Italia siamo proprio fottuti.

un giorno...

Un giorno rinascerò e allora...
Sì! Allora vi spaccherò il culo.

Ma adesso...
adesso sciò da lavorà.

8.10.06

di domenica

è come se i i minuti si allungassero proporzionalmente a quanti ne passano.
Il primo è veloce.
Il secondo è più lungo del primo.

Appesantito dai primi due il terzo è più grave.

La sera è insostenibile
senza un thé ed una dolcezza femminile da inzuppare nell'oblio.

senzatetto

- E' luna piena stanotte.
- Luce gratis, perdio.

7.10.06

oggi

m'innamoro di te,
A R I A.

3.10.06

ottobre

Le cicale stanotte stridono più forte. Sopra ogni altro rumore di quest'autunno.
Strascinando la malinconica estate che tarda a svanire.
Uno struscio di zampe che si affievolisce,
mentre scorrono i granelli della clessidra a doppio imbuto.

E si spegne il canto.
Sotto la sabbia
soffocato
dall'inesorabile caduta
di un'ulteriore granello
che non sfugge
all'insipiegabile gravità.

21.9.06

Settembre 2006

...emmi chiedo per quanti anni ancora le mamme comprearanno Lelly Chelly alle bambine.

18.9.06

Piricioccola Special Event 2006


Sabato 23 settembre - Caserta.
Clicca sull'immagine per ingrandire!
Ti sssiamo ggià aspettando!

13.9.06

Le Frizzy Pazzy


Giacevano in una scatolino rosso nel "bar Giordano" riammodernato da tre anni in pieno stile annizzerozzero.

Non potevo crederci erano tornate.
Le Frizzy Pazzy erano una specialità gommosa anni '80 superspeziata. Granuli superchimici che a contatto con la sputazza rombavano nella caverna faringea. Frizzavano sotto al palato. Pazzavano. Sfrizzavano.
Era il 1988 quando uscirono. Un anno dopo la prima intifada. Un anno dopo crollò il muro di Berlino.
La nascita delle Frizzy Pazze segnò il netto confine tra due epoche storiche.

Dopo la guerra fredda e l'invasione capitalistica dell'est-europa le Frizzy Pazzy sparirono, e furono centinaia, amici e coetanei, che trovarono rifugio nelle droghe pesanti.
Il mercato delle Frizzy Pazzy era stato silenziosamente soppiantato dallo smercio d'eroina controllato dalla DC.

La fabbrica italiana chiuse.
L'animo di noi bambini di strada si spense.
Brillava meno luce nei nostri occhi.

Oggi che la lega dei paesi del sudamerica è costituita e i comunisti hanno il 15%.
Anche se gli omicidi di Andreotti sono andati prescrizione,
oggi
Le Fizzy Pazze sono tornate.

Vi lascio felice.
Mentre son quì che, lieto, mi sballo.

3.9.06

A Francesco Nuti...


Nessuno t'ha capito.
Nemmeno io.
Ma non te ne puoi andare ora.
Resta ancora un pò.
T'aspettiamo...

Taz

5.8.06

beacause

- Perché io, Taz?
- Perché io, Willie?
- Perché sei sempre stato dentro di me.
- Ora basta con queste minchiate, e tira fuori le tette. Cristo.
- A volte, quando mi guardi, vorrei essere dentro la tua testa...
- Staremmo strettissimi e con questo caldo non ne ho voglia.
- Ti chiedi mai quello che vuoi Taz?
- La cosa migliore che la casa ha da offrirmi, milady.
- Ti ho fatto una domanda seria, mi aspetto una risposta seria. Come ti vedi tra 10 anni?
- La mia risposta era serissima, eppoi mi vedo massimo a 15 giorni.
- Dì un pò, e come ti vedi tra 15 giorni?
- Che ti scopo sull'arenile di Oristano.
- Sei sempre bravissimo a distruggere i momenti... Facciamo così...
- Va bene, ci stò...
- Occhei addio.
- Addio, baby.

25.7.06

Postulato Erotico

Se chiavi prima dell'estate,
prima della staggione,
chiavi forse pure a settembre.

16.7.06

Il mio primo ricordo


Ero appena nato da 8 giorni e stavo nella culla di legno chiara.
Acero, forse betulla o qualche prodotto IKEA lanciato per sondare il mercato preglobale degli anni '80.

Tutte sbarre intorno. Il lenzuolo bianco. io nudo col pesciolino difuori e già percepivo la libertà (esterna a me) come un universo lonatno.

Tutte le donne del rione, vecchie baffute vestite male, facevano andirivieni per guardare il primogenito masculo della famiglia di Napoli trapiantata nel borgo di Musicopoli.

Tutte mi toccavano il pesce e per un momento pensai subito che le donne erano proprio delle gran porche.
Avevo solo 8 giorni e la mia vita sessuale andava a gonfie vele, cazzo.
Oggi, che ho 27 anni, per farmelo toccare devo spendere almeno €30 tra telefono, serata e contraccettivi, e mi sorprendo spesso a riflettere su quanta sapidità racchiuda in sé ciascuna bagascia dell'universo.

Ritorno con gli occhi nella culla e riguardo in faccia tutte.
Maria "la schiattapalluni", Mmaculata "a' scupatora", Annamaria "a' zoccola", Zia Gelsomina e quel mostro di Teresa "a'vajassa".

A solo 8 giorni, già stomacato da quell'universo femminile deforme, mi alzai in piedi e, mi ricordo come fosse ieri, mi maniai il pesce gridando al manipolo di ostriche nude:

- MA JATEVENNE AFFANCULO!!!

Il mio primo ricordo è così.
Tenero.

10.7.06

Discorsi mondiali


  1. Così Materazzi la smette a mettere le mamme in mezzo a una finale di mondiale.

  2. Lapo: «A me mi piace quando succedono tutte queste cose. Il bordello. Così esci per strada, e scorreggi senza che ti sente nessuno. È troppo una libertà. Ma perché è maleducazione?»

  3. Teresa: «Hai visto la faccia di Buffon alla fine? Chissà quanta sorde s'era jucato!»

  4. Del Piero: «Nello spogliatoio è successo di tutto, di più. Abbiamo bevuto, mangiato, fumato, per noi è stata un'emozione fortissima».

  5. Sconosciuto alla fine del 1° supplementare, prendendomi per la maglia: «Mannacciamaronna! Co' ICCSBBOCS aggià vinto o' mondiale primma do' sicondo tempo! Mannacciaggesucristo!»

  6. Ivano: «Oh! Io alla Melandri o' culo cio' scassass! Ma nunn a' fatto nisciuno film spuorco?»

  7. Elena: «Oh! Curre a' piglià o' ghiaccio! Hanno sgummato e' sangue a Marcolino!»

  8. Marcolino: «Mannaggiamarona do' Mondiale!»

8.7.06

Violenza


Sono un violento.
Alzo la voce quando m'offendono. E strillo se non sono daccordo.
Vado nel panico se passa una linea differente dalla mia.
A mio modo voglio imporre "democraticamente" il mio mondo.
Ciò fa di me un impostore.
E come me tutti voi. Tutti gli altri. Tutti quanti.
Oggi mi sento deluso.
Deluso della banalità dell'essere.

P.S. Adesso ho deciso di mettere insieme un libro. Andrò a rilento con i post. Fatemi un "in bocca al lupo". Merde!

6.7.06

Confessione


Stanotte, di nascosto, ho pisciato in una proprietà privata.

P.S. L'immagine è presa da http://www.jjfez.com/

3.7.06

A volte penso Che...

---
Ospitiamo, quì sotto, lo scritto di una che ha deciso di andare in Palestina insieme ad un manipolo di giornalisti de "Il Manifesto" per cronacare dal vivo non ho capito bene cosa. Lo scritto è in esclusiva assoluta. Accorrete lettori. Accorrete.
Lacio drom. Taz.

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Arriva un momento che sei esattamente al tuo posto, lo stesso che guardavi da fuori qualche tempo prima. Lo stesso a cui giravi intorno, senza mai compiere il passo decisivo. C’è un posto al quale apparteniamo, ognuno ne ha uno diverso, una stanza da abitare con se stessi per il resto della vita.
“Stanotte non tornare a casa, riposami sul cuore. Resta con me tutto il tempo, il nostro tempo, quello che mi resta. È il mio solo desiderio. Partiremo entrambi domani.”
Così ho scritto. E aspetto.

La carrozza è quasi vuota; il primo sole del mattino inonda la campagna ed il foglio nero, come a sprigionare luce da un abisso, ma è solo un misero cartone ad illuminarsi, di sole, di parole, l’ombra facendo posto a qualche arabesco di vita. Una galleria m’inghiotte proprio mentre sto sognando il sogno, adesso nel vetro c’è riflessa la mia immagine. Oggi sono rotonda, carnosa, un invitante petalo di fiore esotico, un giorno più vecchia di domani. Il mio cuore reca inciso a chiare lettere l’invisibile ricamo del destino, la favola inventata da un fantasioso Cantastorie. Ma il mio cuore è miope e non legge da così lontano, un millennio è la distanza che mi separa da lui. I miei occhi non vedono che contorni sfocati, figurarsi leggere! È un’improvvisazione stupenda, vivere.

La stazione di Roma è scivolata via in fretta tra abbracci e panico e lacrime ai finestrini. Ho negli occhi gli occhi di una giovane donna, che consuma un interminabile addio, lasciando trasparire una rassegnazione velata di malinconia, elegantemente stipata in petto come fosse un segreto scomodo. Non si può amare il mondo senza sciogliersi in esso, così mi ha insegnato un amico. Ho vissuto la disperazione della rinuncia, il saluto reso penosa agonia. Voci si rincorrono lungo i corridoi del mio treno: inciuci come una malattia, un cancro all’apparato digerente. Inciuci per tenersi svegli, occupati. Inciuci che non posso spegnere. È un’improvvisazione vergognosa, vivere.
Comincio a sentire l’ansia per l’incontro. Non conservo foto di lui, le ho gettate in pasto all’oblio per rabbia. L’ho amato sempre, di un amore che sembrava un mostro, dopo che lui mi ebbe voltato le spalle ed abbandonata. Ma forse allora era debole, aveva paura. Sto andando a scovare quella paura, a farla a pezzi, restituendoci l’amore che meritiamo. Ho deposto le armi tempo fa, ma sarei pronta ad imbracciarle di nuovo tutte, se fosse necessario, compreso il machete che nascondo nella giarrettiera… è rossa ed intrepida, la sua Fatina Guerrigliera.

Caserta. Roma. Firenze. Bologna. Milano.

Milano. Un cesso di città, la più brutta che abbia mai visto, la città più fottutamente merdosa che abbia mai visitato. Orfeo la odia. Io pure. La sua sagoma mi ruba lo sfondo, lo guardo arrivare, le parole lasciando posto al bacio che vale una vita intera. Si, è come dite voi, non è certo come vi ho lasciato credere. Esiste una sola mano che schiacciata contro la tua crei la simbiosi perfetta, un solo uomo per ogni donna che va a morire chissà dove. Credeteci, sempre, all’amore. A quello che comunque vada non può spegnersi mai, non può finire mai. Credete di poter trovare, un giorno, un angolo di purgatorio in cui scambiarvi la pelle e i nervi, le paure, le gelide attese sciogliendo nel piacere. Non ho paura di partire, perché lui verrà con me. Non di morire, perché lui vivrà per me.

Impallidisco se penso a domani, ma almeno io avrò un motivo per tornare. Per ogni viaggio che intraprendete, verso qualunque destinazione, abbiate sempre un motivo per cui tornare. Promettete a qualcuno di tornare. Ho scoperchiato per l’ultima volta il vaso di Pandora. A uscire è una libellula sottile e delicata, con le ali di cristallo. Quando mi sveglierò, il cielo di Betlemme avrà i suoi occhi.
Vai, Chiara, e vivi. Che tu non sai, non puoi, farne a meno. Tieniti il mio pensiero. Perché il vero viaggio sarà dentro, ed io sento che attraverserai mille confini, così. Sarò qui. Spero migliore. Lo meriti. Tu.

Il mio regalo. Per te, Amore.



A volte penso Che…
- Tributo all’Uomo -

“Con noi rimane ciò che era buono e chiaro
Ciò che sempre traspariva in te,
l'amore e l'odio, ma mai la paura,
Comandante Che Guevara”
(Wolf Biermann)


L’uomo aveva il viso tumefatto e coperto di sangue. Il corpo lacero e contuso.
Aveva gli occhi spalancati, a vedere il cielo per l’ultima volta, o il muto soffitto di pietra. Un’urgenza di libertà nel cuore e l’immagine di sua madre viva nella memoria, quando il nemico lo colpì alle gambe nella foresta silenziosa, catturandolo, per poi lasciarlo agonizzare tutta la notte, senza cure, randagio preso al guinzaglio.
Nel vento si perdevano i suoi pensieri, si addormentavano i suoi sogni. Pensò senza alzare la voce, come faceva sempre, con estrema dignità. Pensò ai suoi compagni, prima che a sé, ancora una volta. Pensò alla pioggia. Pensò che aveva sete. Pensò ai suoi figli. Alla notte che non passava, alle risposte che ancora non trovava. Udì il suono dei loro passi, ne scorse gli stivali. I fucili. L’odio. Ed i sorrisi crudeli. Sentì il sapore del sangue in bocca poco dopo, quando lo trascinarono all’Inferno.
Capì di dover essere forte, ed esibire il coraggio delle proprie idee ancora una volta, per l’ultima volta. Lo sguardo annebbiato non si spegneva, rafforzandosi in lui la speranza di poter essere utile da morto quanto lo era stato da vivo, mentre accovacciato schiena al muro vedeva il tradimento e le armi che lo avrebbero ucciso.
L’ultimo pensiero, prima dello sparo, fu che niente sarebbe andato perso, fu la certezza di aver agito nel bene, per difendere quel pueblo a cui sentiva di appartenere, affinché al mondo mai più ci fossero vincitori o vinti, servi e padroni, avendo egli insegnato agli uomini ad essere sempre capaci di sentire nel più profondo dell’animo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque, in qualunque parte del mondo.
Lo stava ancora pensando, quel pensiero, quando il respiro infine l’abbandonò.
Un soldato, un bambino, qualcuno… lo trivellò. Hanno ammazzato l’uomo, non l’idea. Un’idea può cambiare il mondo a distanza di anni, secoli, millenni. Un’idea può anche confondere, può stordire, può generare fanatismi. Un uomo, invece, può soltanto vivere, prima di morire. Pensate all’uomo che sapeva umiliare i nemici, i Signori del Potere, senza neppure parlare. Perché immensa era la forza del suo ideale.

http://blog.libero.it/suami

23.6.06

Bed Religion


La religione era già prima che tutti i profeti di tutte le culture smettessero di scrivere libri e letterine ai proseliti.
Prima che ciascuno avesse consapevolezza dell'essere.
La religione era l'uomo e risiedeva in esso, nutrendosi del sangue del suo sangue, divorando le sue paure ed affogando la sua inconsapevolezza.

La religione è la massa.
E la massa è resistenza che un corpo oppone alla sua stessa variazione di moto.

Una massa persevererà pertanto nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme fin quando non intereverranno forze esterne.

La forza di un estraneo alla massa non è paragonabile alla perseveranza della massa stessa.
Mosche che davanti una locomotiva spingono in senso opposto sono trascurabili, ma soprattutto eliminabili con insetticida o ricorrendo all'accostamento di letame fresco cacato. (Il "letame della massa" è tipicamente quanto và sotto i nomi di letteratura, cinema, scienza. In una parola è considerato dalla massa "letame" tutto quanto è poco interessante o non scrutabile nel giro di 6 parole e 3 immagini. È letame l'essenza stessa che determina l'evoluzione progressista dell'uomo.)

Essere estraneo alla massa non ha un senso fisico intelligente.
Ma è sufficientemente appagante per creare intorno al suo snocciolarsi un'ulteriore religione.
Quella degli estranei alla massa.

La spirale rincorre se stessa.
Le donne rincorrono la spirale.
Gli uomini, basta che chiavano.

(dedicato a Marco Buffardi de "ilcavatappi.splinder.com")

intelligenzia

Compero ergo sum.

22.6.06

Dio

La parola Dio è un sottoinsieme proprio della parola Odio.

18.6.06

Potrei...


Potrei finire di studiare e poi trovarmi una fatica, dopo la laurea.
Magari il doppio lavoro per accumulare capitale più in fretta ed alzarmi una casa e una villa a mare.
Potrei accattarmi una macchina.
Da grande potrei andare alle feste e spararmi le pose col duemilaturbo.
Potrei vedermi il mondo e viaggiare.
Potrei girarmi i vicoli e le campagne più nascoste.
Potrei andarmene con milioni di femmine.
Conoscere mari di ubraconi in mezzo a fiumi di alcool.
Potrei prendermi una laurea in filosofia e scrivere milioni di libri.
Potrei candidarmi per le politiche, le regionali, le amministrative o almeno come amministratore di condominio.
Potrei scassare il cazzo a un zacco di gente o farmi pagari per stare zitto e firmare i progetti.
Potrei comprarmi un pallone aerostatico.
Potrei comprarmi SKY per vedermi i film o i cartoni animati. O i film spuorchi.
Potrei comprarmi le paste tutte le domenice e farmi sempre le mmarenne col pane caldo, la mortadella e il provolone piccante e mangiarle di nascosto al fresco del caldo dell'estate; sussurrando ad ogni morso la parola "Echivemmuort!".
Potrei andarmene per sempre o poi tornare ogni tanto a Pasqua e Natale. O alla festa del paese.
Potrei dormire o magnare come il grizzli.
Potrei fare il concorso al ministero o scrivermi nei carabinieri.
Potrei aprirmi pure io un ristorante per le prime comunioni o una pizzeria all'estero. Una gelateria a Bali.
Potrei fare l'operaio per spirito rivoluzionario o andare in giro a chiedere alla gente se si chiaverebbe mai un puorco, e poi pubblicare un sondaggio.
Potrei scrivere un libro o un saggio. O un foglio A4. O una mail. O pure un sms.
Potrei...
Potrei... si potrei...
Ma già me sò cacat u' cazz.

15.6.06

Non c'esiste


Non c'esiste più la mezza stagione,
Nè l'autunno né . La primavera forse.
Non c'esiste più la cinquecento che te l'aggiustavi da solo.
Non c'esistono più i guagliunazzi sulle grazielle in giro per le strade del mondo.
Non c'esiste più il bar che non pensa al restailing.
Non c'esistono più i treni col finestrino che lo abbassavi e cercavi di guardare più avanti al treno, e sputando colpire quello affacciato dietro.
Non c'esiste più la pianta di ciliege dove m'arrampicavo a rubarle e mangiarle urlando il nome del proprietario fino a quando questo non s'affacciava col fucile.
Non c'esiste più il pescheto dove rubavamo le pesce col motorino 50 in moto sul cavalletto per scappare più veloci dei cani.
Non c'esistono più i pomeriggi senza fare niente.
Non c'esiste più manco uno che ti telefona per fare qualcosa di folle.
Non c'esiste più Boris, e la fidanzata s'initta milligrammi di non-sense endovena.
Non c'esiste più la pace.
Non c'esistono più l'amore e l'amicizia.
Non c'esistono più le giornate di sesso che ti coloravano il pesce di viola e tu tenevi paura che fosse successo qualcosa di irreparabile al tuo orgoglio.
Non c'esiste la femmina che si stà zitta se gli dici "tu dammi quel che vuoi, io quel che posso".
Non c'esiste al linearità.
Nell'universo del non lineare non c'esiste nenache Dio, perché Dio è la soluzione banale e lineare al sistema di domande "cosa siamo? Che famo? 'ndò annamo?".
Nell'universo non c'esisti tu e non c'esisto io.
Non c'esiste niente.
La realtà è solo un ipotesi.
Noi stessi ipotesi che avanzano ipotesi che in quanto tali si materializzano altrove ipotizzando ulteriori ipotesi in un sistema universale non limitato.
Esiste un limite?
No. Non c'esiste.

7.6.06

Luna carogna


Ho scacciato con un calcio il gatto, e chiuso la porta con 3 mandate lasciando fuori il Mondo, dopo avergli dato in pasto ore lente, come miele appollaiato su fondi di barattoli vitrei nei giorni d'autunno.
Ho aperto la veneziana e richiuso il vetro di corsa. D'un botto. Prima che facesse in tempo a rientrare. Per poterla guardare di nascosto dai suoi occhi, questa luna figlia d'una cagna. Queste nuvole figlie di troia.
E ho camminato chilometri nel corridoio di cotto, e guardato per ore lo stesso quadro cogliendo ogni pennellata. Ogni gesto del pittore. E l'ho colto lì. Nel cerchio del pendente. L'ho colto mentre la velocità del suo polso inseguiva il suo impeto. Ha sbagliato anche lui. Un fuoriclasse stipa, progetta e poi colpisce. Un pesce di cannuccia.

Le scarpe le abbandono sotto il tavolo ed apro l'ante dell'armadio collegate alla lampada alogena.
Di nascosto annaffio la piantina del mio amore lontano da occhi indiscreti.
Luna puttana puoi guardare. Mira. Compiangi. Compatisci. Compensa. Comprendi il tuo schiavo.

All'indomani faccio ritorno alla sua casa, con le chiavi che lei toccava ogn sera. Rifaccio i suoi movimenti e chiudo il cancello rosso come lei lo chiudeva, e chiamo le sue bestie coi nomignoli che lei le dava.
Napoleone era morto disteso sul fianco sinistro con la mascella semiaperta rivolta ad est-sudest. Le mosche cavalline verdi nella bocca e formiche sulla pancia.
Le formiche mangiano dolci e cadaveri. Strizzi di vomito e gocce di sperma. Le formiche mangiano e le cicale cantano. Ma le cicale non ingoiano sperma e cadaveri. Né cadaveri di sperma. Né sperma di cadaveri.

Con una vanga scavo un fosso largo tredici palmi ed alto sei. A est-nordest dell'albero di fico secco: quello col ramo che rasenta la terra ingiallita dal sole di giugno, quello colle fronde spoglie dallo sfondo screziato delle sfumature del melograno che stenta a fiorire.
Ficco il forcone nel ventre della bestia e, mentre liquidi strani dai colori organici scorrono, lo trascino per decine di metri adagiandolo nella buca. Le gocce di sudore mi bagnano gli occhiali e m'asciugo la fronte colla canotta.

La prima manciata di terra suona sulla sua pancia come un tamburo. Lo saluto per l'ultima volta come voleva lei. Ancora un tonfo di tom. Terra sulla faccia. Napoleone è seppellito cazzo. Napoleone è seppellito.

Entro nel suo bagno e sfioro le manopole coi suoi gesti, e mi guardo nello specchio come mi guardava lei. Accarezzo l'asciugamano e mi strofino le mani leggermente. Come le strofinava lei. Ascolto la sua musica coi piedi penzoloni dal lettone come faceva lei, guardando il soffitto e canticchiando sottovoce fino a perdere il fiato. Senza più ritrovarlo. Come faceva lei.
Accarezzo le sue lenzuola e il suo spazio. I suoi libri pieni delle parole che lei mi diceva. Tocco tutto, e rubo un pò di cose per nasconderle nei cassetti della mia mente, in un feticistico rituale riecheggiante un amore lontano miglia.

Ogni sospiro è un ricordo, ogni gemito una speranza. Ogni erezione un rammento. Ogni rammento un sussulto. Ogni minuto un'attesa.
Spalanco le finestre ed urlo. E la luna brigante mi rapisce sbattendomi nell'etere interstellare.
Costringendomi anche stanotte a vagare nel cosmo. A bighellonare tra corpi celesti senza volto. A scavare tra galassie senza nome. A guardare le mie dita. A consumare il mio pensiero.
Alla deriva spazio temporale.
Verso uno stato di minima energia.
Di massima entropia.

4.6.06

Tergi verso


E fu proprio quando crollava l'ipotesi che un avambraccio in zona uterina fosse appannaggio esclusivo di certi film spuorchi che vidi il mondo con altri occhi.
E m'affacciai dalla finestra dell'ostello e guardai il mare sotto la scogliera, coi treni sotto che sfilavano imperterriti, come giorni, pieni di gente diretta da qualche parte.
E feci per prendere l'ultimo sorso di birra prima di rispondere al telefono.
Le parole scorrevano insensate a riempire uno spazio saturo di piacere.
E Feci per terminare la conversazione per ritrovarmi, ancora, con la faccia immersa in universi umidi dichiarati insani dalla santa romana chiesa.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
"La pioggia nel pineto" - D'Annunzio Gabriele
La smetto. Giuro che un giorno la smetto.

23.5.06

Sogno numero due

Sottotitolo: Ipotesi per un comizio elettorale

Imputato ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.

Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione,
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione
quando uccidevi,
favorendo il potere
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione.

E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia.

Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.

Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato
il potere ti è grato.

Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?

Quest'album (Storia di un impiegato - F. De André) è senza ombra di dubbio il lavoro discografico italiano migliore degli ultimi 100 anni. Le canzoni sono legate da motivi e tematiche. Ciascuna legata alla sccessiva, e le successive alle prime per ritmi ed atmosfere. È un pensiero unico segmentato in diversi brani. Un impatto emotivo, sociale e culturale unico. Pregnante d'anarchia. Brulicante di vita mentale.

20.5.06

Ricordando i morti


Era il 1° novembre. Non il 2, perché il 2 non si fa festa sulla fatica in Italia, e mio padre doveva andare a faticare il giorno dopo.
Come ogni anno ci recammo nei vari cimiteri di Napoli, superaffollati.
Fuori era una specie di festa del paese. C'erano le giostre, lo zucchero filato, i palloncini abbuffati con l'elio, il venditore di melograni caramellati e quello delle prime castagne tirate fuori dal congelatore col sapore acido dell'anno prima.
Il vialone del cimitero lunghissimo. Ogni cimitero ha un viale. Intorno e inmezzo neri che volevano venderti gadget utili ma di poco conto anche per l'epoca.
I zincari che elemosinavano imperterriti ossessionandoti per metri.
Il monumento ai caduti.
Al bivio a sinistra.
Il mio bisnonno, uno zio e la mia bisnonna tutti nella stessa tomba:
- Ma come fanno a entrarci a 3, papà?
- Quelli quando muoioni s'astregnono!

Oltre era la tomba di mio nonno che recava il mio nome e il mio cognome. Mia nonna piangeva per giorni nei giorni del 2 novembre e, ancora oggi, si porta la sedia pieghevole di legno e passa tutto il giorno lì. Una specie di ricongiungimento astrale ol marito morto prematuramente. O morto al tempo giusto ma quando lei non voleva.
Mio padre guarda suo padre, e mi chiama. E io mi giro sorridendo: almeno io glielo potevo dare il sorriso, e gratis.

Poi mi arrampicai sopra un'impalcatura di legno che cingeva nuove nicchie in costruzione. E urlavo:
- Sono il capitano! Salite a bordo! Non rimanete a terra! L'isola esploderà tra un minuto, cazzo!
La folla mi guardava ma nessuno saliva.
Mio fratello mi segue.
Dopo un pò arriva mio fratello cuggino e gli grido:
- Amico sali! Sei ancora a Terra! Staje 'nguajato!
e lui.
- Si ma tu staje ancore dinto e' ccriature! (vivi ancora nel mondo dei bambini).
Tirai un calcio a mio fratello e scendemmo dalla scialuppa.
L'arrembaggio era finito. Da capitano a testa di cazzo il salto era grosso. Mortificante. Una specie di capoturno ridotto a operaio semplice. O contratto a progetto non rinnovato.Mi sentii una chiavica e mi dissi che dovevo crescere. Che non andavo bene.
Mi sentii addosso la colpa delle giostre e dei palloncini. Dei parcheggiatori abusivi.
Fu quel giorno. Quel giorno che sentii il peso dell'umanità gravarmi addosso come una cicciona che mi monta dopo una settmana di lavoro.
Mi sentii pesante.
Tornai a casa e feci la mia prima rivoluzione.
Buttai tutti i disegni dei cartoni animati che per 1 anno calcai a mano con la carta copiativa. I miei capolavori.
E per la prima volta, mi legai una pezza in fronte andai in cucina. Fissai mia madre negli occhi bestemmiai Dio per la prima volta..
Che all'epoca non sapevo ancora cos'era.

Piesse: dedico questo post a sagami (http://www.sagami.splinder.com) mia musa ispiratrice della sera.

18.5.06

"Un pensiero poetico"

La vita l'è per davvero un libro.
Anch'essa comincia per un'introduzione.

Ci sono giorni che scorrono nelle tubbature della vita nonostante l'intasamento dei condotti.

Ci sono soli che splendono davanti agli occhi delle nostre facce nonostante le lenti polaroid.

Ci sono adorabili pucchiacche in treni alta frequentazione, nonostante i sedili vuoti che nella stessa carrozza massimizzano le distanze d'incomunicabilità.

Ci sono passeri che volano su cavi dell'alta tensione, nonostante le vrachette difettose.

Ci sono elezioni nonostante l'antidemocrazia pedante.

Mi maneo il pesce e annuso.
I muscoli del viso si contraggono approvando l'essenza nonostante il disgusto.

Azzecco il palmo su questo foglio di carta elettronico, nonostante il monitor, e te lo sbatto sotto al naso nonostante tu sia lì.
E tu leggi, nonostante non possa annusare.

Domattina mi sveglierò felice per non avere un cazzo da fare, e mentre mi affaccerò alla finestra respirando con gli occhi chiusi, profondamente, tenendomi lo scroto con la mano destra. L'altra mano porterà alla mia bocca succo d'arancia. Guarderò il mondo e sarò felice.

Almeno per quell'attimo.
Nonostante voi.

7.5.06

TazLoveMedia


Mi sono permesso d'incidere una seconda chicca.
E' la lettura di una poesia scritta da me (non ancora pubblicatada nessuna parte) e letta, stavolta davvero male. Per scaricare cliccate quì sotto:

La canzone che fa da background, stavolta, è una canzone di Matteo Salvatore dal titolo "Lu bene mio".

Matteo Salvatore era un cantante popolare pugliese. Un anarchico, artista superpazzo e fantastico. Di lui è stato pubblicato solo un libro con CD dal titolo "La luna aggira il mondo, e voi dormite". Potete leggere qualocosa quì:
http://www.allaboutjazz.com/italy/articles/arti1004_021_it.htm

Il libro+CD li potete trovare su:
http://www.stampalternativa.it


P.S. Anche stavolta, è consgliato l'ascolto in cuffia a volume medio alto. Le gradite jastemme nei commenti.

6.5.06

@Station


Stamattina alla stazione sono comparsi altoparlanti grigiochiaro che annunciano treni e ritardi. Lo fanno in continuazione senza lasciare tregua.
Li osservavo mentre soli come allodole se ne stavano appollaiati sopra la scritta bianca recitante: "MUSICOPOLI".
Li fissavo mentre vibravano i timpani dei pendolari e gli occhi del capostazione che attonito vedeva passeggeri abituali. Lui oramai, forse, non ha più un cazzo da dire a nessuno. Presto verrà sostituito da un'impianto automatico sancente l'uffiale rottura dell'ultimo legame di dialogo nelle stazioni del sud: attaccare bottone col capostazione, cacargli il cazzo sulle ferrovie, dirgli qualcosa di cattivo gusto su trenitalia, incolparlo del ritardo, farlo sentire amico di viaggio, complice del cambiamento della strada che comincia, lasciarlo maledire il lavoro e poi stare con lui. Lì, vacui, tra un binario e l'altro a guardare i raggi del sole d'aprile.

Nuove tecnologie elettroniche irrompono nel panorama desolato e deserto dominato da un sottopasso che dà in mezzo ad una campagna, ad una 60ina di metri dalla stazione. Lì una volta -dicono- dovevano arrivare gli scali commerciali. Una volta, quando Musicopoli era in espansione.

Oggi Musicopoli è in un'involuzione socio-sanitaria-culturale ed economica spaventosa e l'unica cosa che rimane a far compagnia alla desolazione mattutina colorata di verde speranza, è un capannone industriale semidistrutto dalle pareti sghembe che tagliano l'erba e i tralicci di cementarmato. Sul tetto ancora qualche lamiera di eternit e qualche gazza ladra. Una beccaccia...

Intorno alla stazione c'è un binario morto e poco più in là una casupola quadrata circondata di un giardino con decine di piantine curate e fiori. Tendine bianche pulitissime, stile "casa primo dopoguerra" teneramente si lasciano solleticare dal vento, svelando con discontinuità un'intimità inalienabile che si dissocia dal tempo e dallo spazio per dare vita ad una dimensione di complicità familiare, di coesione, di reciproco affetto. Di mutua assistenza.

A volte vado prima alla stazione, per assicurarmi che tutto sia uguale.
Ad accertarmi che quel porto dal quale il mio corpo parte per strade improvvisate rimanga, nello sprito, uguale a se stesso.
A verificare che gli occhi del capostazione mi guardano con sospetto d'imminente suicidio.

Passeggio tra i binari, e ritorno.
Rimango in bilico sul rettilineo indefinito ricoperto d'ossido ferroso muovendo un piede davanti l'altro.
In equilibrio sopra i travertini di legno e sopra le pietruzze.
Sotto i cavi a 380volts.
Di fianco alla casetta Egidio innaffia i fiori mentre Franco è sull'uscio in boxer bianchi. Si tocca il pesce e fa un fischio da capraro a Egidio che lascia la pompa per farne una più gradevole.

Faccio per cadere ma resto lì.
Otto centimetri sopra il mondo è tutto più poetico.

4.5.06

SburroMedia


Ho elaborato una lettura (pessimissima) di "Sburro", un pezzo pubblicato quì qualche tempo fa, missato con la "Canzone del Parco" dei "Baustelle", gruppo toscano di altissimo livello, ma messo all'angolo come tutta la buona musica italiana di adesso.

Per scaricarlo cliccate quì sotto:
Sono ovviamente gradite jastemme e mmale parole a commento della cosa.

P.S. Se ne consiglia l'ascolto in cuffia.

30.4.06

Meridionalismo


Un trillo di citofono,
una giacchetta buona con una cravatta simpatica.
Un amico,
un parente.
Un discorso senza idea,
una parola senza un'adeguata struttura sintattica.

Una promessa,
un piacere.
Un caffé,
un sorriso e due battute.
Una promessa di voto,
un'assenza d'opinione politica.
Un commento sconclusionato fuori dal portone,
una battuta sul pessimo drink bevuto.

La democrazia in un paese del Sud con meno di 15mila abitanti,
si manda giù insieme ad un campari con gin e due nucelle americane.

Quiggiù la democrazia s'ingoia.

27.4.06

PeaceKeeping: +2 e 1/2

Gli italiani morti erano esperti.
Ci hanno rassicurato.
La missione era di pace.
Ci hanno rassicurato.
Ci hanno rassicurato anche gli americani, quelli che l'altro ieri hanno detto che se gli iraniani non levano di mezzo la storia dell'uranio ce la sparano loro per primi la BOMBATOMICA in mezzo alle pacche, proprio mentre sotto si sentiva la voce di Condoliza Raiss che diceva:
- Dicitece zompaperete, dicitece zompaperete!
Per i morti italiani, esperti, era la settima, l'ottesima missione che si facevano nel giro di qualche anno. Alcuni dicono addirittura l'a-nonima.
Oltre la golf grigia metallizzata colle luci blu e i cerchi in lega, il matrimonio, l'orologio, i ginz DIENGI e gli occhiali VOG, ardivano d'acquisire qualche bene immobile.
Ne avevano diritto cribio!
Và a loro un abbraccio ultimo, commosso e tristissimo. Una stretta ai compagni morti nel tentativo di accumulare ricchezze in questo mondo giocando coi fucili, i carriarmati e qualche blindato. L'altro mondo ha fatto prima di loro.

Il ministro Martino era dispiaciuto. Il presidente della Repubblica pure. Addirittura, Bondi ha detto che $ilvio era commosso... Ma forse era per l'esito del processo SME.

Tutti erano commossi, e presumo permarranno in tale condizione per i giorni a venire. Persino le veline, le letterine, le quellecheilcalcine, le lasettine e le tiggiduine. Perfino la rubrica "GUSTO" del tiggicinque oggi era più triste del solito, il tizio che presentava "Le uova della nonna" aveva una cravatta marrò... molto triste.
Il Papa... perfino il Papa, mosso da profonda disperazione, ha scritto un telegramma concitato alle famiglie delle vittime e contro i terroristi.
Il Papa, che non ha mai detto "Ritiriamo le truppe". Il Papa che non ha mai detto "Buttiamo i fucili". Il Papa che non ha mai detto:
- "Echivemmuort turnatavenne a' casa tutti quanti!".
Il Papa che nel nuovo libro del catechismo ha fatto scrivere che la Chiesa non è contro la pena di morte.
O' papa è nu schifuso!!!
Non serve sparare. Non servono le missioni arcobaleno. Non servono le parole e le facce belle cogl'occhi bassi.
Neanche la golf. E nemmeno i cerchi in lega.
E no, non è vero che si spara per non essere disoccupati, che fare il militare è un mestiere, e che la guerra è un lavoro come un altro.
Non ditemelo... non oggi.

23.4.06

Cinecitazione


(Antonio)
Ho conosciuto Bob Guccione a Los Angeles
Amnesia - G. Salvatores
Perchè il blog è partecipazione:
Mò ognuno mette nei commenti una frase di un film.
Poi, quando nessuno mette più niente, si leva la frasca da mezzo.

19.4.06

Charles

- Hai una faccia interessante...
disse Diana.
- Cosa fai?
- Niente.
- Proprio il tipo d'uomo che preferisco...
Charles Bukowsky

11.4.06

Politiche 2006 - parte II

Ore 03:33.
Abbiamo
pareggiato.
I coglioni e le teste di cazzo hanno dimostrato che per inculare davvero come si deve un popolo c'è bisogno di tutti: fifty/fifty.

Ma la fessa... Dove stà la fessa?
Era come sospettavo... la fessa siamo noi.

Eiaculati in volto dalla democrazia si, ma con orgoglio.
Tuttavia, nonostante dovessi svegliarmi appiccicaticcio, Mastella... Mastella ufficialmente non esisterà più, perché pure il papa l'ha schifato.

Preparo i bagagli: me ne vado in Francia, lì almeno se mi scasso il cazzo scendo con la latta di benzina, piglio la prima macchina che passa e dò fuoco.

Questa è la libertà: aprire la finestra, affacciarsi e dire:
- M'avita scassato o' cazzo! Mo' appiccio tutto coso!! All'anema e chivemmuort!
Scendere e appicciare davvero tutto senza nessun manganello che si abbassa a sfondare crani aggratis, guardare la telecamera del TG1 e maniarti il pesce e vedere che davvero andrà in onda in prima serata.

Mò non lo so se abbiamo pareggiato davvero, o se Berlusconi (come da me pronosticato) si menerà a negare tutto o, peggio, a fare il colpo di stato. L'unica cosa è che io in Italia non ci voglio stare più e, se proprio devo votare ancora, non voglio più votare per un governo diverso, ma per un popolo meno stomachevole.

Nonostante non dormirò per un pò, perseguitato dalle facce di muorto di Prodi e Fassino che urlano al microfono
-"Abbiamo vinto! Governeremo per CINQUE ANNI!"
auguro buonanotte a tutti per i prossimi 1826 giorni... se solo ci lasceranno il letto per dormire.

P.S. Interrogato un operaio con contratto a termine, povero e stracciato che urlava di aver votato Berlusconi, circa lo sviluppo della sua codizione economica e patrimoniale dell'ultimo quinquennio, lui risponde con tono alquanto irritato, e sfiornadosi i capelli, che GGESUCRISTO è grande, ma che, nonostante tutto, stà con la pancia all'aria.
Ed è stato mentre gli proponevo delucidazioni sull'opulatezza del voto, che siedeva di sbotto rinchiudendosi in religioso silenzio francescano svuotando la Peroni con gli occhi fissi su uno schermo che sbrilluccicante falsi ECSITPOLL.
Lui non ha votato.
La parte di cervello sodomizzata dalla TV a cui è imputata la funzione interpretativa dei bisogni politici, ha guidato la sua mano nel disegno della ICS.
Passato domani anche lui, con milioni di Italiani, sosterrà in un coro roboante che Berlusconi e la destra sono una merda. E che lui, proprio lui, non ha mai votato Forza Italia. Anzi.

10.4.06

Inutilità latente

8.10: Sveglia
8.20: Doccia e colazione
9.00: Studio matto e disperato
13.00: Pranzo
15.00: Spoglio elettorale

Poi mi sono scetato alle 10.30 quando ancora avevo voglia di dormire. Ho guardato mille siti internet. Tremila pagine di notizie che non ricordo. Ho letto righe e righe di cose che non rammenterò, mai.
C'è una strana autosoddisfazione nel leggere cose che c'interessano. Leggi e sei intensamente perso. Poi distogli lo sguardo. 3 minuti e non ricordi più nulla. Fissi il monitor e vedi che solo il 66% della popolazione è andata a votare, e cominci a credere che forse l'Italia annaspa con ansia l'ascesa di un dittatore che li redima ancora una volta. Per sempre.
Nessuno vuole, né ha più voglia di partecipare alla democrazia in questo letamaio democratico.

Voglio ordine nella mia vita per cercare di porre definitivamente fine al senso di inutilità che mi pervade l'anima, e comincio dalla casa.
Butto via le bambole di ceramica rotte a cui mia madre era affezionata. Ed era come se quelle bambole portassero le sue stesse ferite. Con desolazione le chiudo in un sacchetto gettando via per sempre il senso di pena che accompagnava la loro vista nell'indifferenziato.
Ho buttato tutti i fogli di appunti sparsi che probabilmente avrebbero potuto servirmi.
I quadernoni usati a metà che un giorno avrei dovuto finire di usare per ottimizzarne l'utilizzo, ed ho capito che il mio rendimento di vita è al più del 40%.
Ho buttato via tutti i quaderni di carta di riso su cui non scriverò mai nulla d'interessante.
Ho buttato via tutti i quadernoni alternativi su ciò avevo intenzione di raccogliere i miei scritti.
Ho buttato via il quaderno a pagine nere su cui avrei dovuto scrivere con una matita bianca per riempire di luce pagine scure, per devastare un ventennio di natrrativa oscura.
Ho buttato via i volantini stampati in sovrannumero che avrei dovuto usare per farci le dimostrazioni, ingialliti dopo 6 anni di nobile polvere. Raccatto una conclusione sommaria della mia vita accorgendomi che non è cambiato un benemerito cazzo.
Apro la posta ed un'altra donna m'ha scritto il suo addio. Noto le cacche delle neonate mosche sui vetri dello studio soffermandomi a pensare che gli umani hanno una prepensone innata verso gli addii. Verso il non vivere. E penso a Federica e a quanto eravamo belli e splendidi, e a quanto era sbagliato il nostro incontro. in un momento sbagliato. in un giorno sbagliato. In un periodo sbagliato e in un luogo sbagliatissimo. Troppo fidanzati. Troppo lontani. Troppo vicini. Troppa passione mai accesa. Troppo tutto. Meglio dirsi addio.
Piangendoci 4 lacrime e mezza su, butto anche Federica nel cestino oggi.
Non ho avuto il tempo di viverla.
Come tutte le bozze di poesie e di racconti.
Come tutti gli stracci di appunti e di pensieri da sviluppare.
Come la teoria politica che non ho mai cominciato ad approcciare in maniera deterministica e regolare in attesa del giorno in cui la mia consapevolezza sia alimentata dalla cultura e della conoscenza della scienza politica, o almeno aspetto la tesi la in filosofia politica pur non facendo nulla per avvicinarla.

Scavo nei cassetti tra macchine fotografiche conservate per ricordo... ma le guardo e non ricordo se non di Stefania, che quando scopavamao la fotografavo e nelle foto non veniva mai niente e 4 batterie duravano 2 flash. E costavano troppo le batterie. La butto.

Spillatrici che non spillano più e che non ho mai buttato per un morboso attaccamento alle cose che ancora accarezzano la mia mente. Miseri ricordi d'infanzia.
Le rimembranze di quando volevo disegnare e non sapevo farlo ed allora, con la carta carbone, ricalcavo improbabili disegni andandoli a mostrare a mio padre che sorrideva. In poco tempo diventai il copiatore di disegni più bravo della galassia.

Ritrovo gli appunti smarriti di una sceneggiatura che ho in mente di scrivere, che non finirò.

Mi arriva una mail da un gruppo di hacker che non so manco più chi sono. Non mi presento ad un incontro da mesi. Forse da 1 anno non li seguo nemmeno più... la mailing list è un'ulteriore legame che non ho voglia di rompere.

La calcolatrice che non calcola; il temperamatite che non tempera ma è bello. Il caccisavite col manico rotto; la pinzetta troppo divaricata; le tessere di plastica quadrate piccolissime che comprai nel '94 per un mosaico che nel 2006 non ho ancora fatto; una penna a forma di alieno regalatami da un amico che lavora all'ESA che la guardo e vedo ciò che non sarò mai; portachiavi a forma di cessi, di zizze e di pupazzi sparsi che non userò mai e che non ricordo chi cazzo me li ha regalati.
Libri senza dediche che evocano cose lontane le cui trame non ricorderò ancora a lungo; una torcia elettrica d'assalto che usavo quando facevo trakking che ogni volta che la guardo mi riprometto di arrampicarmi di nuovo ma che non userò più, ma mi fa sentire vivo. Una foto con mia cugina la modella. Un'altra foto con 20 persone di cui molte per me non hanno più un nome né un ricordo da associare. Una rubrica piena di gente che non riesco a ricordare. Cartoline che avrei dovuto spedire a qualcuno ma che giacciono lì, smarrite come me. Appunti di viaggi da sistemare. Centinaia di foto che m'ero promesso di attaccare su album strutturati per viaggio ed ogni viaggio organizzato per data.

Scavo ancora un attimo. In fondo all'ultimo cassetto.
La lista di tutti i film che voglio ancora vedere, di tutti i gruppi che devo ancora ascoltare, di tutti i film di Pasolini che devo ancora acquistare e la lista dei CD che ho intenzione di comprare un giorno che avrò i soldi. Dentro al foglio un altro foglio con la lista delle cose da fare.
- Sistemare e raccogliere libri e materiale d' esami.
- Organizzare per regista e per alfabeto tutti i film scaricati con copertina da stampare.
- Travasare la pianta grassa.
- Mettermi a dieta
- Chiavare di più.
Smarrito in un botto di fogli e libri sparsi che non sistemerò. CD e DVD dispersi anche sotto al tavolo.
La pianta grassa è morta ma non la butto. La innaffio solo adesso. Con regolarità. Avrei dovuto travasarla per lasciarla vivere. Ma no. Non è morta del tutto. Un giorno rinascerà.
Ogni tanto la buco con uno spillo per vedere se dentro c'è ancora linfa vitale. Non riesco mai a dare esito reale al test: non ce la faccio a guardare in faccia lo spillo.
Mi chiudo nel cesso e mi faccio un'altra sega perché in questo momento mi sento solo.
Il sole è alto e la vita scorre.
Il pranzo è pronto ed oggi un nuovo governo verrà instaurato.
Pasqua è alle porte. Ci si prepara per le vacanze e la primavera viaggia nonostante il cielo nuvolo e le temperature basse di oggi sparse su tutta la penisola e l'arco alpino.
Sciacquo le mani. Mangio e abbraccio mia madre.

Me ne andrò a dormire ancora un minuto dopo pranzo. Un solo minuto.
Poi mi sveglio e vivo come si deve. Davvero.
Allimite oggi no, ma domani...

4.4.06

Amorevole Bulimia


Metto le mani in tasca e ti penso ogni volta.
Sarai tu in ogni briciola?
Ti trovo nei miei cassetti che guardo fissi.
Sei la materia che sciaborda dai miei pensieri?
E scruto nell'armadio e ti ritrovo sospesa ad ogni stampella.
Sarai ogni abito che indosso?
E guardo il fondo del mio mio piatto lucido.
Sei quì. Su questo vetro fondo, nel mio stomaco che si accartoccia al tuo pensiero.
Maledetta fame. Mi ossessioni. Mi consumi.
Sparisci! ...Ma resta quì.
Ti sento che strappi.
Ti soddisfo, t'annullo disperato.
Gironzolo gonfio di materiale.
Ma affamato di te.

28.3.06

Ansia

ANSA: Il papa incorona la Madonna di Gerusalemme
Ci sono così tante Maronne che quando decido di jastemmare, perdo 27 minuti solo a decidere.
Poi demordo.

20.3.06

W i francesi

Un campo elettromagnetico e vibra il telefono.
- Oh, ma perchè non mi chiamo a casa.
- così...
- (consumiamo... consumiamo...)
- Usciamo, andiamo a bere qualcosa?
- Guarda, se devo buttare €5 per una birra squallida preferisco il cinema.
- Ok. Andata. Chiami Teresa_2? Avvisi Pietro?
- No ja, Non chiamo nessuno. stè comitive... Non ce la faccio.
- Ok. Alle 20.00 da me. Non fare tardi come sempre.
Arrivo in ritardo, per insulso spirito di ribellione.
Pigliamo Roberto. Teresa_1 arriva in macchina. Abbandoniamo la mia carriola e si va.
A Cinema. Di corsa. Rigorosamente multisala.

Una chiamata nel parcheggio e mi trovo i biglietti già comprati.
Il mio è il posto "H-1", ovvero almeno 36-38 mt dallo schermo e sul lato a sinistra. Sono di sbieco.
Non si vede un cazzo.
Non avrei mai permesso al tale di vendermi quel biglietto di merda.

Convinto che stesse per cominciare "Hostel", mi sorprendo.
- Dove sono?
È l'ultimo grandioso capolavoro di Verdone.
Me ne accorgo quando comincio a sentire la voce fuori campo. E quando in un film c'è la voce fuori campo al 90% è una merda.
Riconosco la voce del fratello raccomandato di Muccino, e capisco che è un film italiano e quindi la voce fuoricampo determina la qualità del film: UNA MERDA.
La voce fuori campo la usa il regista quando non sa mai come cazzo introdurre la storia, o come legarla, o come chiuderla. E non trova una canzone, o un'immagine... ma la voce fuori campo. Magari giovanile, un pò ribelle. Un pò... diversa.

Tempo 10 secondi e sento la parola "borghese". Lui. Muccino, è il povero proletario.
Un film che timidamente forse vorrebbe segnare un ritorno alle classi sociali in Italia.
M'illudevo.
Verdone. Le inquadrature a camera fissa. Zero colpi di scena. Tutto na' palla essaggerata!
Dialoghi pessimi . Continue ripetizioni di nomi. Cognomi. Situazioni stupide.
Finale scontato.
Zero inventiva. Simile a tutti gli ultimi film di Verdone. Come tutti i film di Vanzina. Come tutte le canzoni di Ligabue. Potresti non andare a vederli o non ascoltarli e sapere come fanno e come vanno a finire.

La pochezza becera dell'arte di tendenza italiana del nuovo millennio mi devasta.
Un giorno mi dedicherò al PRÉTAPORTÈR.
- Ma perché Verdone non leva mano e la smette di insozzarsi dopo i primi apprezzabili lavori? No. Come Pippo Baudo e Al Bano. A' stessa fin j mmerd.
Il film, intanto, si snoda in un'illustrazione continua e diabolica di marche di prodotti di note multinazionali.
C'è l'acqua LETE, la BIRRA MORETTI, le MARLBORO, la VODAFONE, il THINKPAD, l'I-POD.
Giuliano Urbani è un porco. Una legge che in 4 righe ha tagliato i finanziamenti ai film ed alla cultura, ha abrogato l'inammissibilità della pubblicità occulta dichiarando "vandali clandestini" gli scaricatori di film da internet ponendo la reclusione fino a 3 anni ed ammende fino a 300milioni.
Alzo gli occhi, umiliati e mortificati, allo schermo. La schifezza del film è un dato oggettivo.

Dopo il film sono più depresso. Per festeggiare l'evento la comitiva decide di andare in un "Jazz Club".
I Jazz Club sono dei posti esclusivi. Esclusivamente una merda perchè non si vede un cazzo. Buio pesto timidamente New Age con candele fioche sparse ogniddove. Persino sulla tazza del cesso. E io ci piscio dentro. Ma niente. Non si spegne.
I camerieri con gli orecchini e davanti, il palco degli esibizionisti.

Generalmente ci stanno al massimo 10-11 gli spettatori, e quando entri ti accorgi che non dovevi immergerti in quel posto contornato da timide gesta di DESAIGN postcontemporaneo.

Il conto dei CLUB ESCLUSIVI è ESCLUSIVO.
I gestori contornano le pietanze e la cattiva birra con numeri stratosferici, perchè ti fanno sentire IL GIAS.
Nel loro locale ascolti IL GIAS.
Le trombe sfiatate sono GIAS, ed anche i sassofoni.
I batteristi ridicoli e il basso a 45 corde sono GIAS.
È GIAS la pochezza della strumetazione del batterista.
È GIAS la luce di riflettori da teatro che illumina il cantante.
È GIAS lo slap.
È GIAS quello con la giacchetta fuori che, se sei vestito male, ti scruta con occhi cattivi lasciando intendere il cattivo gradimento del tuo maldestro ingresso.

Tutto è GIAS.
Il cazzo che si caca dopo 13 minuti è GIAS.
Mi sento GIAS anch'io e mi autocaco il cazzo. Usciamo.

Ho speso in tutto €24. Muccino e il GIAS.
Non ho comprato l'ultimo CD di Capossela che costava €18.50.
Non ho comprato l'ultimo libro di una giapponese dal titolo "INSTALL".
Mi sono negato per l'ennesima volta la versione di MACBETH tradotta da Lombardi, Feltrinelli, €8.
Ho saltato Ascanio Celestini, e pure Emma Dante.

In una sola botta €24.
Per vedere cinematografia democraticamente condivisibile gentilmente offerta dalle multinazionali.
€24 per mettere il GAS.
Per ascoltare il GIAS.
Per cacarmi il CAS.

M'hanno davvero preso tutto.
Mi hanno preso tutto...

M'addormento pensando se esiste poi davvero la "Fata delle Nevi" a Latina, dove la neve non fa dal '73.
M'addormento pensando che i treni costano troppo e allora resto a casa.
Che il cinema costa troppo, e allora non ci vado.
Che i libri sono aumentati del 13% a gennaio, e allora non li compro.
Che un CD costa 20 euro minimo, e allora evito.

Che una puttana negra costa €8 esentasse.
In queste sere così devio il percorso del rientro.
E contratto un pompino extra.
Mi acalo la vrachetta.
E chiavo.
E sburro anch'io su questa cultura di merda.

W i francesi.