20.5.06

Ricordando i morti


Era il 1° novembre. Non il 2, perché il 2 non si fa festa sulla fatica in Italia, e mio padre doveva andare a faticare il giorno dopo.
Come ogni anno ci recammo nei vari cimiteri di Napoli, superaffollati.
Fuori era una specie di festa del paese. C'erano le giostre, lo zucchero filato, i palloncini abbuffati con l'elio, il venditore di melograni caramellati e quello delle prime castagne tirate fuori dal congelatore col sapore acido dell'anno prima.
Il vialone del cimitero lunghissimo. Ogni cimitero ha un viale. Intorno e inmezzo neri che volevano venderti gadget utili ma di poco conto anche per l'epoca.
I zincari che elemosinavano imperterriti ossessionandoti per metri.
Il monumento ai caduti.
Al bivio a sinistra.
Il mio bisnonno, uno zio e la mia bisnonna tutti nella stessa tomba:
- Ma come fanno a entrarci a 3, papà?
- Quelli quando muoioni s'astregnono!

Oltre era la tomba di mio nonno che recava il mio nome e il mio cognome. Mia nonna piangeva per giorni nei giorni del 2 novembre e, ancora oggi, si porta la sedia pieghevole di legno e passa tutto il giorno lì. Una specie di ricongiungimento astrale ol marito morto prematuramente. O morto al tempo giusto ma quando lei non voleva.
Mio padre guarda suo padre, e mi chiama. E io mi giro sorridendo: almeno io glielo potevo dare il sorriso, e gratis.

Poi mi arrampicai sopra un'impalcatura di legno che cingeva nuove nicchie in costruzione. E urlavo:
- Sono il capitano! Salite a bordo! Non rimanete a terra! L'isola esploderà tra un minuto, cazzo!
La folla mi guardava ma nessuno saliva.
Mio fratello mi segue.
Dopo un pò arriva mio fratello cuggino e gli grido:
- Amico sali! Sei ancora a Terra! Staje 'nguajato!
e lui.
- Si ma tu staje ancore dinto e' ccriature! (vivi ancora nel mondo dei bambini).
Tirai un calcio a mio fratello e scendemmo dalla scialuppa.
L'arrembaggio era finito. Da capitano a testa di cazzo il salto era grosso. Mortificante. Una specie di capoturno ridotto a operaio semplice. O contratto a progetto non rinnovato.Mi sentii una chiavica e mi dissi che dovevo crescere. Che non andavo bene.
Mi sentii addosso la colpa delle giostre e dei palloncini. Dei parcheggiatori abusivi.
Fu quel giorno. Quel giorno che sentii il peso dell'umanità gravarmi addosso come una cicciona che mi monta dopo una settmana di lavoro.
Mi sentii pesante.
Tornai a casa e feci la mia prima rivoluzione.
Buttai tutti i disegni dei cartoni animati che per 1 anno calcai a mano con la carta copiativa. I miei capolavori.
E per la prima volta, mi legai una pezza in fronte andai in cucina. Fissai mia madre negli occhi bestemmiai Dio per la prima volta..
Che all'epoca non sapevo ancora cos'era.

Piesse: dedico questo post a sagami (http://www.sagami.splinder.com) mia musa ispiratrice della sera.