26.4.07

about love


L'amore è un sistema algebrico con molte incognite.
L'individuo impone ad esso moltissime condizioni da rispettare ad esso attribuite come "reltà dell'amore" o "vincoli che l'amore idealizzato debba rispettare".

Nella stragrande maggioranza dei casi il rapporto reciproco si trasforma in un sistema sovradimensionato: il numero delle condizioni è maggiore del numero delle incognite.
Un siffatto sistema è impossibile e non ha soluzioni.
La migliore soluzione può essere ricercata minimizzando una funzione delle inconite che l'unica cosa che però soddisfa è le condizioni imposte. L'amore non lo si tange nemmeno.

In altri casi si impongono poche condizioni rispetto alle incognite.
Le soluzioni diventano infinite possibili. Meno sono le condizioni più infinite le soluzioni.
Il rapporto incondizionato non ha soluzione precisa. Si muove in un sottospazio indeterminato.
Si può minimizzare un "residuo d'amore" da fare in modo che l'amore atteso e le poche condizioni non siano molto distanti.
Quì la soluzione non rispetta manco le condizioni. Ma forse è nei paraggi... forse.

Impossibile poi immaginare di imporre un numero di condizioni pari al numero di "amorevoli incognite" se non si sa manco quante sono.

L'unico modo per affrontare lo sconforto generato dalla considerazione della fenomenologia amorosa nella propria esistenza è quella di considerare la soluzione banale: tutto uguale a zero.
Nessuna condizione. Nessuna incognita.
Così.
Masculi e femmine assolti da ogni prestazione psichica a sovrastrutture morali ed emotive.

1 commento:

Donata ha detto...

potresti aver ragione. ma a volte alcune equazioni meglio non risolverle.
quante cazzo di volte sei stato lasciato? troppe incognite o troppe condizioni?